Crisi aziendali, Regione: salvi 8mila posti

lavoro_new

L’ex BredamenariniBus di Bologna e la Tecno di Gualtieri (Re) sono solo gli ultimi spinosi casi, ancora in corso, di crisi aziendali al centro di tavoli istituzionali di salvaguardia occupazionale in cui è impegnata la Regione. Negli ultimi tre anni, sono una sessantina le vertenze seguite dalla Regione di cui una decina congiuntamente col Ministero dello Sviluppo economico. Dai casi Saeco, Stampi Group, Demm, sull’Appenino bolognese, che hanno rischiato di mettere in ginocchio l’occupazione in montagna, a Berco (Fe), Alpi Legno (Fc), fino ad arrivare ad alcune vertenze che hanno avuto come esito un vero e proprio rilancio come la Cisa-Allegion di Faenza (Ra) o un passaggio di proprietà come il Gruppo Artoni (Re).

Le vertenze affrontate dalla Regione Emilia-Romagna si sono concluse con il 65% dei posti salvati grazie alla concertazione tra proprietà aziendali, parti sociali e rappresentanze istituzionali, oltre quella regionale, Enti locali e Ministeri. Su circa 12.500 dipendenti delle varie aziende o gruppi per i quali si è costituito un ‘tavolo di crisi’, più di ottomila hanno conservato il lavoro, di cui 5.505 nel settore meccanico dove la percentuale di salvaguardia dei posti arriva all’87%. A soffrire maggiormente, sono state le imprese del settore delle costruzioni, in forte sofferenza, che ha avuto anche la percentuale di perdita di posti di lavoro più marcata, a cui si sono aggiunte grandi realtà come Mercatone Uno (commercio), Gruppo Artoni (trasporto) e Gruppo Ferrarini (alimentari). Sono in due casi è stato dichiarato il fallimento e la chiusura del sito. Numeri, quindi, che evidenziano un ruolo proattivo dei tavoli di crisi nel cercare di tutelare i posti di lavoro pur nella differenza delle modalità che portano aziende e gruppi a dichiararla (chiusure, ristrutturazioni, cessione ramo d’azienda, procedure concorsuali, eccetera).

Le crisi. Le realtà territoriali più colpite sono quelle delle zone a maggior presenza industriale: Modena (13 aziende), Bologna (12) e Reggio Emilia (9), che sono anche le città dove comunque il tasso di occupazione è in linea, o più alto, con la media regionale, dati che segnalano un forte dinamismo a favore della rioccupazione

Dopo la riforma delle Province, quasi tutti i tavoli (esclusi quelli che fanno capo alla Città metropolitana di Bologna) convergono in Regione e nei casi previsti in sede ministeriale, ma un ruolo importante lo esercitano ancora i sindaci e presidenti di Provincia, parti attive soprattutto nel favorire la concertazione e, a volte, soluzioni di reindustrializzazione sul proprio territorio (Caima di Monghidoro, Vinyloop di Ferrara, Laminam di Borgotaro): i ‘Patti Territoriali’ firmati per l’Appennino bolognese o per la pianura reggiana ne sono esempio dove tutte le parti sociali ed istituzionali hanno convenuto azioni puntuali.

Il ruolo della Regione, una volta esauriti i tentativi sui tavoli di concertazione, è proseguito anche nel sostenere il percorso delle persone uscite, attraverso politiche attive del lavoro per aiutarle e qualificarle meglio nell’affrontare una ricollocazione. In alcuni casi sono stati gli stessi dipendenti che hanno rilevato l’azienda (i cosiddetti workers buyout, un meccanismo sempre più diffuso in Emilia-Romagna) come nelle crisi di Open Co. (Re), Unieco (Re), Coop Sette (Re), Ceramica Alta (Mo).