Covid. Istat: 2020, almeno 99mila morti in più

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La mortalità indotta direttamente e indirettamente dal Covid-19 ammonta a 99mila decessi, un livello che può considerarsi come limite minimo. È quanto emerge dal report Istat Indicatori demografici 2020. Nel 2020 i decessi totali in Italia sono stati 746mila, il 18% in più di quelli rilevati nel 2019. Ad influire, ovviamente, anche il Covid che ha avuto effetti su tutte le componenti del ricambio demografico, facendo registrare una “dinamica naturale (nascite-decessi)” negativa nella misura di 342mila unità.

In dettaglio, il sistema di sorveglianza Nazionale integrata dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del 2020 ha registrato 75.891 decessi attribuibili in via diretta a Covid-19 ma l’incremento assoluto dei decessi per tutte le cause di morte sull’anno precedente è stato pari a +112mila. In attesa degli approfondimenti sui dati dettagliati per causa di morte – precisa Istat – è possibile effettuare alcune valutazioni di massima che portano alla stima dei 99mila decessi in più come stima di limite minimo. Infatti, precisa l’Istituto nazionale di statistica, nei primi due mesi del 2020, in una fase antecedente alla diffusione del virus, i decessi sono stati 6.877 in meno rispetto agli stessi mesi del 2019.

“È dunque lecito ipotizzare che senza la pandemia i rischi di morte sarebbero stati inferiori e non, come qui è ipotizzato ai fini del calcolo, precisamente eguali”, sottolinea l’Istat. Delle 99mila unità stimate come eccesso di mortalità 53mila sono uomini e 46mila donne, a riprova che la pandemia ha prevalentemente colpito il genere maschile. In base all’età le perdite umane in eccesso si concentrano tutte dopo i 50 anni e risultano maggiori all’avanzare dell’età. Fino a sotto i 50 anni, infatti, l’ipotesi di rischi di morte costanti nel 2020 sui livelli espressi nel 2019 produce un numero di decessi atteso in ogni caso superiore, di circa 1.500 unità, a quello realmente osservato nonostante la pandemia.

“Ciò avvalora non solo la tesi che la letalità del virus sia di fatto irrilevante nelle classi di età più giovani, ma anche quella che senza la pandemia il 2020 avrebbe potuto essere un buon anno per le prospettive di sopravvivenza nel Paese”, aggiunge l’Istat. Si registra invece un eccesso di mortalità nelle età più fragili, che per gli uomini interessa soprattutto le classi 80-84 e 85-89 anni (circa 22mila decessi in più) mentre per le donne, in ragione di una presenza più numerosa, l’eccesso prevale nella classe 90-94 anni (oltre 15mila decessi in più).A livello nazionale l’eccesso di mortalità rappresenta il 13% della mortalità riscontrata nell’anno, ma la situazione è molto varia sul piano territoriale. Nel Nord rappresenta il 19%, nel Centro l’8% e nel Mezzogiorno il 7% del totale. A livello regionale i valori variano dal 4% di Calabria e Basilicata al 25% (un decesso su quattro) della Lombardia. In quest’ultima regione, peraltro, emergono le aree più colpite. Nella provincia di Bergamo l’eccesso di mortalità costituisce il 36% del totale, in quella di Cremona il 35%, in quella di Lodi il 34%.