Confcooperative: in 7 punti le priorità per lo sviluppo

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Sono riassunte in sette punti le priorità che Confcooperative indica come oggetto di lavoro urgente al nuovo presidente della Provincia, Giorgio Zanni, e al Consiglio eletto il 31 ottobre.
Un “promemoria” – come lo definisce la stessa centrale cooperativa nella lettera inviata a Zanni – nel quale si intrecciano questioni considerate centrali per lo sviluppo del territorio, con in primo piano la richiesta di una revisione di una programmazione che concentra troppe funzioni sul comune capoluogo e tende a svuotare di opportunità e servizi le aree periferiche, per arrivare alle scelte specifiche per la cooperazione, alle azioni sulla regolarità del lavoro, sul patrimonio ambientale, sul sistema degli appalti di lavori e servizi, sull’accoglienza e integrazione, fino alle emergenze idriche.
Una nota articolata, quella inviata da Confcooperative, che pone particolare accento su quella che la centrale cooperativa considera una vera e propria emergenza, cioè la “situazione insostenibile in materia di qualità e regolarità del lavoro nel campo della logistica e in altre aree dei servizi, dove sono all’ordine del giorno le commesse perse dalle cooperative virtuose a causa di fenomeni di dumping contrattuale e di offerte di collaborazione che appaiono, già in origine, capaci di pregiudicare il rispetto degli stessi contratti nazionali di lavoro”.

Ricordando che solo grazie ai sacrifici dei soci-lavoratori – che però hanno impatto sulle retribuzioni – si è mantenuta l’occupazione, Confcooperative chiede alla Provincia di “farsi promotrice di un protocollo tra enti pubblici e associazioni datoriali che ripristini condizioni di normalità rispetto alle regole fondamentali che riguardano dignità del lavoro e dignità d’impresa”.
Senza distaccarsi dalla questione del lavoro e dello sviluppo locale, Confcooperative chiede poi alla provincia di fare propri – e di invitare le altre stazioni appaltanti a fare altrettanto – i principi e gli orientamenti contenuti nei protocolli siglati dal Comune capoluogo in materia di appalti di lavori e servizi pubblici, puntando non solo su trasparenza e legalità, ma sul maggiore e responsabile coinvolgimento delle imprese locali e sulla valorizzazione delle loro specializzazioni.

Dalla centrale di Largo Gerra viene poi un affondo a proposito della promozione cooperativa nel nostro territorio. “Le norme, le prassi e i programmi sui quali le stesse amministrazioni pubbliche si impegnano – sottolinea Confcooperative – tengono del tutto sottotraccia il peso e il ruolo della cooperazione in materia di lavoro, generazione di ricchezza e coesione comunitaria, tenuta del welfare così come del sistema delle produzioni agroalimentari d’eccellenza”.

Ricordando che le pur pesanti crisi vissute da alcune imprese nel nostro territorio “non hanno intaccato le potenzialità, i principi, l’incisività delle azioni della cooperazione nel campo della democrazia economica e della tutela del lavoro”, Confcooperative chiede alla Provincia di “intraprendere virtuoso percorso di valorizzazione della risorsa cooperativa e di educazione alla cooperazione come patrimonio culturale di questo territorio, a maggior ragione nel momento in cui la concentrazione progressiva della ricchezza pone i grandi temi dell’equità e della distribuzione, della partecipazione alla proprietà dei mezzi di produzione dell’autoimprenditorialità e dell’autodeterminazione in materia di lavoro come questioni centrali per la stessa democrazia”.

Per Confcooperative – che nel “promemoria” inviato al presidente della Provincia riafferma la necessità di tutelare e valorizzare il modello di accoglienza che si è realizzato nel nostro territorio, sollecita la ripresa della realizzazione della diga di Vetto e nuovi programmi per la tutela e l’utilizzo del patrimonio ambientale – esiste poi un’altra questione, su tutte, ovvero la revisione delle politiche di sviluppo del territorio sono progressivamente andate, in questi anni, verso l’accentramento di funzioni, servizi e residenze sul comune capoluogo. “Intere aree del territorio – sottolinea Confcooperative – appaiono, contemporaneamente, a forte rischio di marginalizzazione, impoverite di servizi e di vita comunitaria, scarsamente presidiate in termini di infrastrutture materiali e immateriali”.
“In una visione organica riferita a tutto il territorio – conclude Confcooperative – alla Provincia chiediamo, pertanto, di rimettere al centro dell’attenzione un modello di benessere e cittadinanza estesa che riguarda viabilità, servizi sanitari (con la rete degli ospedali, e non solo con il tema pur rilevante e specifico del Punto nascite del Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti), turismo, insediamenti produttivi, infrastrutture, welfare locale servizi scolastici e formativi”.