Affidi. Boschini: in Emilia nessun sistema deviato

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“In due mesi già 20 sedute, per oltre 60 ore di lavoro, previste ulteriori audizioni fino all’inizio di novembre, per poi presentare una relazione sull’attività della commissione, documento che verrà infine sottoposto all’Assemblea legislativa a fine novembre”.

Il presidente della Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, Giuseppe Boschini, è intervenuto questa mattina in conferenza stampa per presentare un primo bilancio sull’attività dell’organo.

In questi due mesi, ha poi evidenziato il presidente, “sono intervenuti in commissione più di quaranta attori, tra amministratori locali e regionali, figure di garanzia, giuristi della materia e sindacalisti, rappresentanti delle categorie, delle associazioni e dei comitati, oltre alle famiglie affidatarie, ai i genitori naturali e alle comunità d’accoglienza”.

Boschini ha poi spiegato quelli che saranno i contenuti della relazione finale, un documento di quattro capitoli “che conterrà anche delle raccomandazioni politiche e legislative per intervenire sulla materia, correttivi per migliorare il sistema nel suo complesso, partendo dal monitoraggio e dal controllo delle strutture coinvolte (con l’impiego di equipe di secondo livello), dalla formazione degli operatori, dal sostegno educativo alle famiglie per prevenire gli allontanamenti, fino al rapporto che ci deve essere, sui servizi rivolti ai minori, tra pubblico e privato”. Il presidente ha poi mostrato i dati dell’osservatorio regionale (aggiornati a dicembre 2017), spiegando che “i minori fuori famiglia, a qualsiasi titolo (quindi affidi giudiziari e consensuali, a tempo pieno e a tempo parziale, extrafamiliari e parentali), in regione sono 2.970 (nel 2015 erano 3.027), circa 2,7 ogni mille (in Italia arrivano al 2,6 per mille), di questi 1.529 in altre famiglie (di cui 734 giudiziari e a tempo pieno) e 1.441 in comunità”.

Il presidente è poi intervenuto sulle vicende di Bibbiano, rilevando che “in Val d’Enza, come d’altronde in altre parti d’Italia, ci sono stati dei deragliamenti, su un totale di circa 13mila minori (sempre dati di fine 2017) 47 sono in affido familiare (nel 2014 erano 25, 52 nel 2015 e 55 nel 2016), l’aumento si è quindi verificato prima della collaborazione con la struttura di Foti (La Cura, la cui convenzione risale all’autunno del 2016), dopo il 2014, anno in cui era stato riscontrato, sul territorio, un caso di prostituzione minorile”.

La vicepresidente della commissione Raffaella Sensoli ha invece posto l’accento sulla necessità di omogeneizzare il sistema, riducendone la frammentazione, riportando quindi in tutti i territori della regione i servizi sociali al ruolo che loro compete, cioè “di supporto alle famiglie e non inquisitorio”. Inoltre, per la consigliera, sullo stesso tema, la figura di supporto alla famiglia non deve coincidere con quella che segue il minore allontanato. Anche per la consigliera è poi opportuno implementare i controlli. Infine, su Bibbiano, ha parlato di distorsioni, anche se “prima di formulare un giudizio netto– ha rimarcato– è opportuno attendere le risultanze della magistratura”.

Sempre su Bibbiano, l’altro vicepresidente della commissione d’inchiesta Igor Taruffi ha ribadito che “esistono responsabilità individuali al vaglio della magistratura”, rimarcando poi che il problema è comunque circoscritto a quel territorio. In Emilia-Romagna “non esiste – ha sottolineato – un sistema che opera per allontanare i minori dalle famiglie”. Il consigliere ha poi spiegato che esiste invece “un problema di sottodimensionamento di personale che coinvolge tutti gli organi che si occupano della tutela dei minori”, va quindi “potenziato il sistema pubblico”. Infine, sui numeri, ha rilevato che “i dati sugli allontanamenti in Emilia-Romagna sono in linea con quelli di regioni vicine come Lombardia e Veneto”.