Bonaccini: così la sanità pubblica muore

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In un lungo post sui social il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha parlato della sanità pubblica e della politica del Governo. Inizia così il post del governatore: “Parliamo di sanità pubblica. Il ministro Schillaci settimane fa ha implorato il governo di cui fa parte, di incrementare il fondo sanitario nazionale di oltre 3 miliardi di euro, poiché l’attuale stanziamento è assolutamente insufficiente e mantiene il rapporto tra pil e spesa in sanità sotto il 7%. Non si può addebitare a questo governo ogni problema che riscontriamo oggi in sanità, ma questo governo ha imboccato la strada peggiore: nei prossimi tre anni, se non invertiranno da subito le scelte di bilancio, il rapporto tra pil e spesa pubblica in sanità scenderà addirittura al 6%, tra i peggiori tra i paesi dell’Unione europea, con il conseguente smantellamento del Sistema Sanitario Nazionale Pubblico e Universalistico”.

E continua: “Si tenga conto che il Governo Conte due e il governo Draghi, indipendentemente dai giudizi di ognuno, incrementarono il fondo sanitario nazionale di dodici miliardi di euro in tre anni, ma quelle risorse servirono, purtroppo solo in parte, a contrastare la drammatica pandemia, in particolare nel 2020 e 2021, oltre a fronteggiare la grave crisi energetica ed il conseguente aumento spropositato di bollette, oltre che per famiglie e imprese, anche per gli enti locali e dunque la sanità pubblica. L’Emilia – Romagna, avendo più sanità pubblica di chiunque altra Regione nel Paese (abbiamo da soli un quarto del totale delle Case di Comunità italiane) ha speso nel 2022 circa 200 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente, solo in parte rimborsate dallo Stato.

Dunque serve un incremento sostanziale del fondo sanitario, anche alla luce di una inflazione che di recente aveva raggiunto persino il 12%, sia per incrementare le risorse destinate alle regioni (poi sarà il Ministero e il governo che dovranno vigilare sulla corretta spesa di ogni singola regione), sia per aumentare le risorse (a partire dalle buste paga ad esempio di medici e infermieri) per colmare la carenza di personale sanitario che si riscontra in ogni parte d’Italia. E senza medici ed infermieri in numero adeguato non basta costruire nuovi Ospedali e Case di Comunità per aumentare la sanità territoriale (che peraltro è doveroso incrementare) ne’ investire sull’assistenza domiciliare, perché oltre a nuove tecnologie e strumentazione innovativa, servono però anche gli occhi, le mani, il cuore e il cervello (dunque la competenza) dei professionisti.

L’Emilia-Romagna in queste settimane ha visto riconosciuta sia dal Ministero di questo governo, sia dalla Fondazione Gimbe il primato per qualità e quantità dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Eppure anche noi siamo in difficoltà, per carenza di medici e infermieri e operatori sanitari, così come sottofinanziati nel fondo sanitario regionale. Nell’incontro con il ministro Schillaci il grido di allarme è’ arrivato forte anche e in particolare da diversi esponenti di regioni a guida centrodestra.
Siamo arrivati alla prova della verità”.

E conclude: “Che intenzioni ha il governo? Da parte nostra abbiamo proposto che si riporti al 7,5% il rapporto tra pil e spesa pubblica in sanità, nel prossimo quinquennio a partire dall’anno in corso. Un aumento di quattro miliardi l’anno, esattamente come afferma Schillaci. Altrimenti il rischio sarà quello di una sanità pubblica sempre più impoverita a favore di quella privata.
Sia chiaro, se il disegno del governo e’ questo, allora abbiamo il dovere di batterci con ogni nostra forza ed energia, perché non possiamo tollerare che il diritto alla salute venga garantito solo in base al portafoglio che si possiede e non invece in modo universalistico, indipendentemente dal reddito di ogni cittadino”.