Brescello dona i beni della ‘ndrangheta

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Un taglio del nastro dal significato fortemente simbolico, un modo per girare pagina rispetto a quel recente passato che ha visto addensarsi le ombre della criminalità organizzata. Si tratta di “Spazi di legalità”, l’iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale di Brescello che ha permesso alla Protezione civile di trovare una nuova sede nei due fabbricati industriali e nell’annessa palazzina di via Breda Vignazzi, confiscati in via definitiva alla ‘ndrangheta nel dicembre 2013 all’interno della misura di prevenzione a carico di Francesco Grande Aracri e nel 2015 con “Aemilia”, la più grande operazione nel Nord Italia contro la ‘ndrangheta.

L’avvio della procedura gestita dall’ANBSC, l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, con i curatori Di Legami e Peroni, è avvenuto nel luglio 2020 all’interno del progetto “Spazi per ricominciare” con l’assegnazione temporanea al Comune di Brescello degli immobili ex sede della Euro Grande Costruzioni e della Marmi Nusa, società collegate al giro ‘ndranghetista, proseguendo poi con un percorso di riassetto funzionale della struttura che ha comportato impegnativi interventi di bonifica da parte degli operatori della Sabar e degli stessi volontari della Protezione civile: svariate tonnellate di rottami e materiali edili, macchinari e mezzi industriali sono stati rimossi dalle aree esterne, così come la fontana equestre posta all’ingresso della struttura e gli altri simboli ascrivibili alla cosca Grande Aracri.

I beni, composti da due capannoni con ampi magazzini e locali di deposito per lo stoccaggio delle attrezzature, uffici e un’abitazione per un valore complessivo di 700mila euro, acquistano così una destinazione di servizio grazie al contributo di 120mila euro assegnato dalla Regione Emilia-Romagna con un accordo di programma finalizzato al riuso dei beni confiscati e grazie allo stanziamento deliberato dal Comune di Brescello per altri 30mila euro. “Questa riassegnazione, per la quale abbiamo lavorato duramente come Amministrazione, è per noi molto importante – ha detto Elena Benassi, Sindaco del Comune di Brescello, in occasione della cerimonia ufficiale di consegna – si tratta infatti della conclusione di un percorso doloroso, di una presa di coscienza collettiva che ha portato anche a lacerazioni. Siamo però contenti che questo nuovo inizio permetta di invertire quello che è stato il significato attribuito agli immobili fino a questo momento: da luoghi dove venivano tessute trame e disegni criminali, questi spazi sono ora al servizio delle esigenze di sicurezza della comunità come sede della Protezione civile, un aspetto che coinvolge davvero l’intera collettività brescellese. Mi sembra che questa fosse la migliore destinazione possibile”. “Qui dove regnava l’illegalità, da oggi trova casa la Protezione civile, la cui azione coinvolge trasversalmente tutta la comunità brescellese e l’intero territorio – sottolinea il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – Significa farne spazi di crescita civile e sociale, presidi di legalità in un complesso in cui veniva esercitata fortemente la presenza della ‘ndrangheta e si decidevano le attività criminali. Vogliamo, con forza, che quella dell’Emilia-Romagna sia una società sana e dunque libera dalle mafie. Per questo, grazie alla collaborazione con Prefetture, Magistratura e Forze dell’ordine, continuiamo a rafforzare gli anticorpi contro la criminalità organizzata, forti del fatto che legalità, giustizia e democrazia sono valori insiti nella nostra terra”.

I volontari del gruppo locale della Protezione civile, in questi giorni impegnati anche nella raccolta di beni di prima necessità per i profughi in arrivo dall’Ucraina, possono ora contare su di una base logistica più funzionale: nella nuova sede sono stati unificati il centro operativo e la rimessa per mezzi come la “macchina insacchettatrice” per poter fornire una ancor più veloce risposta sotto il profilo della difesa idraulica per esondazioni e in generale di sicurezza del territorio su scala regionale, interventi di emergenza che interessano il gruppo in un’area ampia come quella dell’Emilia centro-orientale. “Una giornata altamente simbolica perché viene riconsegnato alla collettività un bene confiscato frutto di attività illecite – ha commentato il Prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli – E’ una giornata simbolica perché questi immobili vengono consegnati alla Protezione civile che svolge un servizio di prossimità capace di fornire tranquillità ai cittadini, è un messaggio di legalità che porta sicurezza, a maggior ragione se viene veicolato con spirito volontaristico, tra i principi fondamentali della Costituzione italiana”.

“Ci stiamo attrezzando per dare risposta immediata e certa anche alla destinazione delle aziende, per poterle salvare e reimmettere sul mercato dell’economia legale – ha spiegato il Generale della Guardia di Finanza Fernando Verdolotti, Dirigente ANBSC (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) facendo riferimento alla grande attenzione che negli ultimi anni l’Agenzia ha destinato ai beni aziendali – In molti casi ci troviamo di fronte ad aziende che esistono solo sulla carta, e in questi casi il primo lavoro da fare è epurare quelle aziende create solo per drenare soldi, poi ci sono le aziende sane che navigano in acque perigliose e in questo caso bisogna dare la possibilità di poter conservare i livelli occupazionali e di farle crescere sul mercato”.

Le inchieste “Edil Piovra”, “Aemilia” e “Grimilde”, dalle quali si originano le confische dei beni e l’arresto di Francesco Grande Aracri, vanno contestualizzate nella presenza ormai certificata in Emilia-Romagna di gruppi di criminalità organizzata e nel loro agire sul territorio in modo distorsivo e violento, come accaduto con le faide tra fazioni che alla fine gli anni ’90 del secolo scorso provocarono omicidi e vittime anche a Brescello. Una pagina di storia oscura che ha portato alle sentenze di condanna all’interno del processo “Aemilia 92” emanate nel settembre 2021 dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna e che, grazie ad un nuovo corso all’insegna della legalità, è ora possibile voltare.