Il Partito Democratico di Reggio, tramite il segretario provinciale Massimo Gazza e il responsabile economico Stefano Ricciardi, ha bocciato senza appello la legge di bilancio presentata dal governo Meloni. Nel mirino, in particolare, è finita “la narrazione trionfalistica” dell’esecutivo sulla misura denominata Transizione 5.0 (un’agevolazione, sotto forma di credito d’imposta, proporzionale alla spesa sostenuta dalle aziende per nuovi investimenti in strutture produttive), che secondo il Pd reggiano “non trova riscontro nella realtà vissuta dalle imprese di Reggio e del Paese”.
Il problema non riguarda una singola misura: “L’intera legge di bilancio evidenzia criticità strutturali che il sistema produttivo, compatto, sta denunciando da settimane”. Il caso della Transizione 5.0, però, per il Pd reggiano è emblematico: “Una misura nata con obiettivi condivisibili (digitalizzazione, efficientamento energetico, riduzione dei costi produttivi) è stata gestita in modo frammentato e discontinuo: ritardi nell’attuazione, eccesso di burocrazia, stop improvvisi, riaperture incerte, regole modificate in corso d’opera. Nel nostro territorio questo ha generato blocchi negli investimenti, rinvii nei cantieri, difficoltà nella pianificazione finanziaria e impatti sull’intera filiera, dalla manifattura all’impiantistica”.
Le critiche di Gazza e Ricciardi si estendono all’intera manovra economica: “Le associazioni datoriali tutte hanno sollevato osservazioni convergenti: mancanza di una strategia industriale chiara, assenza di misure strutturali per stimolare gli investimenti, inadeguatezza degli interventi su energia e competitività, scarsa attenzione al capitale umano e alla formazione tecnica, incertezza nell’utilizzo delle risorse europee”.
“A Reggio, uno dei distretti più dinamici del Paese, le imprese stanno affrontando aumenti nei costi operativi, difficoltà nel reperire personale qualificato, necessità di innovare processi e impianti per restare competitive. La legge di bilancio non offre risposte adeguate né un quadro stabile su cui programmare investimenti e crescita. Le misure previste risultano frammentate, spesso non finanziate a sufficienza, incapaci di incidere realmente sulla produttività e sull’innovazione del sistema economico”.
Una politica industriale moderna, secondo il Pd reggiano, “richiede continuità, semplicità amministrativa, certezze sulle risorse e coerenza nelle scelte. La manovra, invece, presenta interventi episodici e privi di visione d’insieme, con il rischio di rallentare ulteriormente la capacità delle imprese reggiane e italiane di competere sui mercati internazionali”.
Il quadro emerge anche dal Libro Verde del Partito Democratico sulle politiche industriali: l’Italia, per Gazza e Ricciardi, “si confronta con una stagnazione produttiva prolungata, costi energetici tra i più alti in Europa, una struttura industriale che fatica a trasferire innovazione nei processi produttivi e una dipendenza strategica che mette a rischio la competitività futura. Il nostro Paese soffre più di altri le fragilità europee: imprese sottodimensionate, ricerca applicata che fatica a diventare industria, domanda interna debole e una crisi demografica che erode competenze e know-how di cui l’economia ha assoluto bisogno. Tutti elementi che richiederebbero una politica industriale coerente, stabile e pluriennale, non una successione di interventi episodici e discontinui”.
Reggio, hanno concluso il segretario provinciale del Pd e il responsabile economico provinciale del partito, “ha sempre dimostrato di saper investire, innovare e crescere quando lo Stato mette a disposizione strumenti efficaci e stabili. Oggi occorre una correzione di rotta: servono politiche economiche serie, un quadro normativo prevedibile e strumenti che sostengano davvero chi produce valore ogni giorno. Il Paese non può permettersi annunci e cambi di direzione continui. Serve una strategia industriale solida, all’altezza delle sfide tecnologiche ed energetiche che le nostre imprese stanno affrontando”.







Non ci sono commenti
Partecipa anche tu