Sabato visite guidate a edifici storici del centro di Reggio Emilia

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Sabato 22 ottobre, nell’ambito della giornata di presentazione del Piano del Colore del Centro storico di Reggio Emilia, sono in programma visite guidate, itineranti e gratuite, alle facciate e ai cortili di antichi edifici, che connotano e identificano il centro più antico della città.

L’iniziativa offre un’importante occasione per poter ammirare il patrimonio architettonico di diversi palazzi privati, che verranno aperti al pubblico. L’uso delle famiglie più influenti della città, in particolare dal Settecento in poi, fu infatti quello di arricchire le corti dei fabbricati – parte nascosta al pubblico passaggio e quindi visibile solo dagli ospiti invitati a varcare la soglia del palazzo – per manifestare, con discrezione, rilevanza e ricchezza. La giornata del 22 ottobre, organizzata dai Musei Civici con il servizio Rigenerazione urbana del Comune e in collaborazione con l’Associazione Dimore storiche italiane sezione Emilia-Romagna, apre questi luoghi speciali e nascosti, con visite guidate agli immobili di particolare importanza storico-architettonica e artistica, di proprietà pubblica e privata. Le visite guidate daranno evidenza particolare alla ‘architettura dipinta’, presente sulle facciate dei palazzi e su muri e manufatti dei cortili. Sarà possibile ammirare, per la prima volta dopo il restauro, anche il monumentale palazzo Masdoni di via Toschi.

Per partecipare alle visite guidate è consigliata la prenotazione, chiamando il numero telefonico 0522.456816 in orario di apertura di Palazzo dei Musei.

Con l’adozione del Piano urbanistico generale (Pug), avvenuta lo scorso maggio, è stato approvato, quale allegato del Regolamento edilizio comunale, il Piano del Colore del Centro storico, che individua le modalità per una corretta conservazione, manutenzione e salvaguardia di questo patrimonio unico di facciate e elementi architettonici, dei relativi materiali e dei colori. Il Piano rappresenta perciò una guida di riferimento per proprietari di immobili, professionisti del settore e imprese impegnati in interventi di riqualificazione. Interventi, che in questi anni hanno vissuto un trend di segno nettamente positivo e ancora in forte aumento. Basti pensare, infatti, che dal 2015 ad oggi sono stati oltre 1.870 gli interventi di riqualificazione edilizia in Centro, pari al 13% delle unità immobiliari, con una accelerazione considerevole, soprattutto negli ultimi anni, in gran parte trainata dagli incentivi del Bonus facciate.

IL PROGRAMMA DELLE VISITE DEL 22 OTTOBRE

MATTINO

Ai Musei Civici, alle ore 10 di sabato 22 ottobre, il vicesindaco con delega alla Rigenerazione urbana Alex Pratissoli introduce al programma della giornata. Successivamente avranno inizio le visite guidate, suddivise in gruppi e con la seguente scansione:

Gruppo A

ore 10.20 palazzo Linari Bellei in via Campanini con l’ingegner Maurizio Zamboni;

ore 10.50 palazzo Panciroli Trivelli in corso Garibaldi con la presenza della proprietaria architetto Franca Manenti Valli;

ore 11.30 palazzo Credem, ex proprietà famiglia Motti, entrato a far parte del nucleo Spalletti Trivelli. Visita alla presenza dell’architetto Mauro Severi;

ore 12.00 palazzo Masdoni in via Toschi, con la presenza dell’architetto Paolo Bedogni.

Le visite di questo gruppo saranno accompagnate dall’architetto Matilde Bianchi del servizio Rigenerazione urbana del Comune di Reggio Emilia.

Gruppo B

ore 10.40 palazzo Masdoni, in via Toschi, con la presenza architetto Paolo Bedogni;

ore 11.40 Palazzo Panciroli Trivelli in corso Garibaldi con la presenza della proprietaria architetto Franca Manenti Valli;

ore 12.10 palazzo Linari Bellei in via Campanini;

ore 12.30 palazzo Credem, ex proprietà famiglia Motti, entrato a far parte del nucleo Spalletti Trivelli. Visita con l’architetto Mauro Severi.

Le visite di questo gruppo saranno accompagnate dall’architetto Marina Parmiggiani del servizio Rigenerazione urbana.

POMERIGGIO

ore 15 a palazzo Torello Malaspina in via Emilia San Pietro con la presenza dell’architetto Ilaria Gasparini;

ore 15.40 palazzo Ancini in via Farini, con la guida della dottoressa Maria Montanari dei Musei Civici;

ore 16.10 palazzo Agliati Balsamo Sforza in via Ariosto, con l’architetto Paolo Bedogni;

ore 16.30 palazzo Caffari in via Emilia Santo Stefano, con l’architetto Ivan Sacchetti.

Le visite saranno completate con un inquadramento storico artistico da parte di Maria Montanari e Alessandro Gazzotti conservatori dei Musei Civici di Reggio Emilia.

IL PIANO DEL COLORE – Il primo aspetto preso in considerazione nella redazione del Piano del Colore si riferisce alle decorazioni delle facciate degli immobili di interesse artistico del centro storico. L’analisi ha determinato la classificazione di tutti i prospetti, suddividendoli in tre diverse categorie in base all’apparato decorativo.

La prima categoria definisce i fronti con un apparato decorativo complesso, dove gli elementi verticali si raccordano a quelli orizzontali. La seconda ricomprende i fronti dove è presente un solo livello decorativo, di solito le modanature delle aperture. La terza categoria ricomprende gli edifici la cui facciata presenta la semplice composizione delle finestre, in assenza di altri elementi ornamentali.

Il secondo aspetto è stato quello di considerare l’edificio come un organismo edilizio nel suo complesso, considerando anche gli elementi che ne definiscono la tipologia architettonica, come le corti e dando così evidenza alla presenza dei trompe-l’oleil (pittura che suscita l’illusione della tridimensionalità, ad esempio con artifici prospettici che amplificano lo spazio) presenti in questi luoghi inclusi nei palazzi, alle decorazioni degli androni di ingresso e agli scaloni affrescati.

Il risultato è una mappatura, non completa ma di riferimento, delle ‘architetture dipinte’ presenti nel centro storico.

Completa il Piano del Colore l’apparato normativo, di riferimento per le modalità da seguire per gli interventi di riqualificazione delle facciate e le palette cromatiche di riferimento del contesto reggiano.

MURI E ARCHITETTURE DIPINTE NELLA STORIA – Reggio Emilia è stata nei secoli scorsi più un luogo di soggiorno che di potere. Il suo tessuto urbano storico non ha quindi poli di attrazione di particolare evidenza, come avviene nelle città antiche capitali. E’ però particolarmente significativo a Reggio Emilia il tessuto connettivo della città, la trama continua di episodi sobri e decorosi, non magniloquenti, lontani dalla retorica e dall’esibizionismo. Una trama che si fa linguaggio caratteristico e caratterizzante della città attraverso i particolari dei fronti: nella ghiera di una finestra, nelle paraste angolari, nei medaglioni ornamentali, nei battacchi e nei pomoli dei portoni di ingresso. Il materiale che contraddistingue la città è il laterizio, quindi l’argilla cotta inframezzata da qualche dettaglio importante in pietra, quali i basamenti, le paraste angolari, i capitelli e le colonne dei portici e dei loggiati. Sono pietre che provengono dalla cave locali e dei dintorni: la pietra lavica proveniente dall’area di Canossa e Rossena, il calcare marnoso arenaceo e il tipico macigno dell’alta valle dell’Enza, oppure possono essere materiali provenienti dai territori contermini, quali le rocce lombarde e i calcari veronesi, i marmi di Carrara.

Le tipologie di finitura del fondo murario adottate attraverso i secoli a Reggio Emilia si possono così sintetizzare:

dal 1200 al 1400 – Le città, in particolare le facciate dei palazzi, sono ricche di colori, si rifanno al gotico francese. La Cattedrale spesso riveste il compito di trasmissione, nella facciata, della cosiddetta Biblia Pauperum, la Bibbia dei poveri, proponendo affreschi a soggetto sacro sul fronte dell’edificio, come era la Cattedrale di Reggio Emilia;

dal 1400 – Nel periodo rinascimentale inizia l’attività edilizia vera e propria derivante dall’intraprendenza privata, laica e religiosa. In particolare la nascente borghesia, che detiene maggiore possibilità economica in quanto si arricchisce per il rifiorire dell’attività commerciale, eleva i suoi palazzi come dimore signorili ed innalza gli edifici ad uso degli ordini religiosi. In questo periodo si continua la tradizione del laterizio, con esempi significativi nel centro storico di Reggio Emilia: palazzo da Mosto, palazzo Zoboli, palazzo Ruini, il monastero delle Grazie e quello di San Nicolò. Il mattone e l’ornamento in cotto non sono particolarmente preziosi, ma signorili e decorosi, e consentono un linguaggio elegante, raffinato e sobrio nello stesso tempo;

nel 1500 si ha notizia che sotto il portico delle Notarie, in piazza Grande, fossero dipinte immagini, memorie, iscrizioni. Inoltre erano in corso i lavori di decorazione della torre dell’Orologio. La città di allora doveva avere un cromatismo più intenso e frequente, che ci viene suggerito anche dalle cerimonie e feste che si tenevano in occasione dell’insediamento ufficiale del signore o per la visita di qualche importante personaggio. La città mostrava un gusto volto alla vivacità del colore, concretizzato nell’architettura comune e permanente della città, cosicché sebbene il mattone rimanga il materiale esclusivo di costruzione esso doveva venire ricoperto dal colore, se non interamente, certo per larghe fasce;

dal 1600 al 1800 non mutano le componenti materiali, continua la bicromia mattone-marmo per gli edifici religiosi e intonaco-mattone per gli edifici privati. Muta il tipo di linea ornamentale di portici, finestre, trabeazioni, che non vengono più plasmati in terracotta e lasciati al naturale, ma piuttosto nella scagliola o nello stucco, materiale che si presta ad essere variamente colorato. Lo stucco nel ‘600 reggiano avrà il suo momento di maggiore sviluppo architettonico, ad esempio nel complesso di palazzo Busetti (1671-1674) di piazza del Monte, dove decorazioni plasmate con questo materiale permettono sporgenze per le cornici delle aperture e dei fregi dell’apparato plastico decorativo. Dall’inizio del 1800 tuttavia gli edifici si presentano con una maggiore semplicità d’ornato: le costruzioni sono in mattoni, di buona fattura, ma perlopiù intonacate. Le parti decorative rimangono all’interno delle corti, nei cortili e nelle sale di rappresentanza, dove gli effetti di chiaroscuro si ottengono tramite l’uso delle differenti tinteggiature. La maggior parte degli edifici utilizza i moduli cari al neoclassicismo. Nelle costruzioni prevale il bugnato o finto bugnato nel piano terra; la parete invece ai piani superiori intonacata e colorata, ottenendo superfici chiare e semplici, equilibrate nella perfetta distribuzione di aperture, sormontate da altrettanto semplici cornici triangolari e ad arco di cerchio, modellate nel gesso e calcina e coperte di stucco;

infine rapporti cromatici e valori visivi mutano radicalmente nel XX Secolo, con l’utilizzo massiccio del nuovo materiale costruttivo: il cemento armato. La ricostruzione post bellica darà ulteriore impulso all’uso di questo materiale impegnato strutturalmente negli interventi di sostituzione edilizia degli edifici.