“A seguito dei molti attacchi ricevuti dalla destra, ma non solo, sul tema della scuola sento il bisogno di chiarire alcuni punti”: inizia così il post, pubblicato sui social, con cui l’assessora alle politiche educative del Comune di Reggio Marwa Mahmoud ha provato ad approfondire il suo pensiero rispetto alle parole sul “decolonizzare le cartine mentali e fisiche” che negli ultimi giorni hanno scatenato un polverone a livello politico e non solo.
Martedì 4 novembre, ripercorre l’assessora, “sono intervenuta a Bologna all’interno della presentazione, avvenuta in contemporanea in tutte le regioni italiane, del Dossier Statistico Immigrazione 2025, che da 35 anni vede il Centro studi e ricerche Idos promuovere come strumento statistico e di lettura dei dati legati alla dimensione interculturale del nostro paese”.
Ma in quell’occasione, contesta Mahmoud, “non ho mai detto che i reggiani siano razzisti e non ho mai detto che i docenti non si impegnino per l’accoglienza e l’inclusione dei ragazzi, tutt’altro; anzi, ho proprio detto che c’è una marea di professori che tutti i giorni fa di tutto e che non possa ricadere tutto sulle loro spalle. Ho evidenziato infatti come il Ministero all’Istruzione sia venuto meno negli ultimi anni all’investimento e al coordinamento degli interventi dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri, una cabina di regia che serve per garantire risorse e interventi a supporto di tutte le scuole di ogni ordine e grado”.
“A fronte di un fenomeno che non possiamo più considerare recente, poiché nelle nostre scuole si iscrivono anche le terze e quarte generazioni con background internazionale”, ha spiegato l’assessora, “ho evidenziato alcuni limiti strutturali che stanno mettendo tutti i giorni in difficoltà docenti, insegnanti, maestri, educatori, personale scolastico, così come le famiglie e i loro figli. Se a Reggio sentiamo che stiamo facendo fatica, pensate che cosa sta succedendo in altre città dove la comunità educante non è così forte e strutturata”.
I numeri, ha sottolineato Mahmoud, “ci restituiscono che c’è sicuramente bisogno di rafforzare la formazione del personale scolastico non perché non è preparato, ma perché deve essere fornito e deve poter utilizzare al meglio gli strumenti che dovrebbero essere in dotazione di tutte le scuole in tutto il paese. Per migliorare la qualità del lavoro nelle scuole così come rispondere alle esigenze delle famiglie”.
Ed è per questo, ha detto Mahmoud tornando al punto che tante polemiche ha scatenato, “che ho rimarcato come sia necessario decolonizzare il nostro sguardo per promuovere politiche educative interculturali. Dobbiamo rifiutare l’idea che nel mondo educativo e nella scuola esistano diversi standard, una serie A e una serie B collegata al posizionamento socio-economico o più complessivamente alla diversità. Questo impegno non può essere frutto di una sensibilità o di una determinazione individuale e non possiamo accettare che in queste sfide non si venga accompagnati con strumenti e competenze adeguate a come è la scuola nel 2025”.
“Vorrei invitare infine chi mi attacca, e continuerà a farlo, basandosi solo su pregiudizi e stereotipi che per loro incarno, a soffermarsi ogni tanto sul contesto e sul merito delle questioni che pongo. Senza travisare e strumentalizzare le mie parole ma a cogliere tutte le informazioni di una discussione. A non estrapolare parole o concetti dal senso generale di un discorso. So che può essere complesso, ma è la base per un dibattito politico costruttivo”.







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