Si è chiusa con esiti tra i più modesti dell’ultimo decennio la vendemmia 2025 nell’area dei lambruschi. Le cantine sociali reggiane e modenesi, che trasformano il 94% delle uve prodotte nelle due province, hanno infatti registrato un calo del 17,2%, con una raccolta ferma a 2.349.609 quintali.
Dopo la ripresa dello scorso anno, quando era stato registrato un aumento del 16,5% rispetto a un 2023 largamente al di sotto della media decennale, il quantitativo di uve raccolte ha fatto un deciso balzo all’indietro, con quasi 500.000 quintali in meno rispetto al 2024, 80.000 in meno rispetto al già magro 2023 e 300.000 quintali al di sotto della media dell’ultimo decennio.
Dalle analisi presentate da Confcooperative Terre d’Emilia nell’incontro congiunto delle cantine sociali reggiane e modenesi (13 realtà con 23 stabilimenti) emerge comunque, all’opposto, l’ottimo andamento della qualità, con un grado zuccherino tra i più alti dell’ultimo decennio: 17,6 gradi, il secondo in graduatoria dal 2015 a oggi.
Il calo della produzione ha riguardato sia i Lambruschi che l’Ancellotta; per i primi, infatti, il raccolto è risultato inferiore dell’11,6% rispetto a quello del 2024 (complessivamente 1.395.000 quintali contro i 1.577.000 dello scorso anno), mentre per l’Ancellotta la diminuzione è stata addirittura del 26,2%, con la produzione attestata a quota 766.000 quintali (270.000 quintali in meno rispetto allo scorso anno). In calo, infine, anche le uve bianche, con una produzione di 188.000 quintali (-12,4% rispetto al 2024).
Il decremento generale della produzione, peraltro, è avvenuto senza sostanziali variazioni della superficie complessiva dei vigneti, oggi attestata a 16.996 ettari (solo 77 in meno rispetto al 2024); a incidere sul calo è stato principalmente un andamento stagionale molto caldo e con poche precipitazioni, che da una parte ha favorito la qualità ma dall’altra ha determinato la flessione dei volumi.
Il decremento è stato avvertito maggiormente dagli stabilimenti reggiani delle cantine sociali, che hanno perso il 21% (1.234.000 quintali di uve trasformate), mentre negli stabilimenti modenesi la flessione si è attestata al 12% (1.115.000 quintali).
Dopo i bilanci sulla raccolta, come ha sottolineato Confcooperative, ora diventano decisivi i riscontri di mercato, “che ci auguriamo possano ridare prospettive a un comparto che negli ultimi tre anni ha scontato prezzi di riparto delle uve che si sono collocati tra il 20% e il 30% al di sotto di quelli del 2021 e, nonostante la lieve ripresa, nel 2024 ha garantito una plv per ettaro largamente inferiore addirittura a quella del 2015”.
Secondo la centrale cooperativa, che associa 620 imprese a Reggio, Modena e Bologna, “siamo in presenza di giacenze modeste negli stabilimenti, e questo può indurre a un cauto ottimismo, sebbene attorno al sistema vitivinicolo proseguano campagne denigratorie prive di fondamento che demonizzano un prodotto che, al contrario, rappresenta un sano alimento se consumato con equilibrio”.
Da Confcooperative è arrivata anche una richiesta di interventi pubblici di sostegno al settore, in particolare per sostenere “il necessario impegno delle cantine sociali verso progetti di riorganizzazione del comparto e processi industriali in grado di affiancarsi a nuove strategie commerciali delle aziende di trasformazione”.
Sul versante colturale, nel frattempo, prosegue il processo di profondo cambiamento dei vigneti reggiani e modenesi. Negli ultimi dieci anni, infatti, gli impianti a Lambrusco (la varietà prevalente nel Modenese) sono diminuiti del 3% (oggi siamo a 9.245 ettari), quelli di Ancellotta (la varietà maggiormente coltivata nel Reggiano, con oltre il 50% delle superfici a vigneto) sono aumentati del 39,5%, arrivando a 5.313 ettari, mentre quelli di Pignoletto e Spergola sono più che triplicati, passando da 431 a 1.438 ettari.
Una riorganizzazione che, in ogni caso, non è bastata a invertire il trend negativo relativo ai redditi; una pesante difficoltà, avviatasi nel 2022, che secondo Confcooperative Terre d’Emilia richiede misure congiunturali di sostegno e interventi più strutturali che possano ridare slancio al comparto.







Non ci sono commenti
Partecipa anche tu