Un’inchiesta della Procura di Reggio ha portato alla scoperta, nella Bassa reggiana, di una maxi-discarica abusiva con oltre 900.000 tonnellate di scorie di acciaieria non trattate e scorie di fusione, che avrebbero anche compromesso e deteriorato le acque sotterranee, tanto da far registrare il superamento dei valori limite di ferro e arsenico. La discarica è stata individuata nell’area interessata dal progetto del polo logistico Dugara, nel territorio comunale di Brescello.
“Non è solo una vicenda giudiziaria, è una ferita aperta per la Bassa reggiana”, attacca il segretario provinciale della Lega Roberto Salati: “Se le contestazioni saranno confermate, ci troviamo di fronte a uno dei casi più gravi di danno ambientale degli ultimi anni: quasi un milione di tonnellate di scorie accumulate dal 2016, acque inquinate e, fatto ancora più inquietante, il presunto coinvolgimento di chi avrebbe dovuto vigilare. Questo mette in discussione non solo la tutela del territorio, ma la fiducia stessa nei controlli”.
La Lega intende muoversi anche sul fronte istituzionale locale: la consigliera provinciale del Carroccio Cristina Fantinati ha annunciato la presentazione di un’interrogazione in Provincia, in parallelo a quella regionale: “Vogliamo sapere chi sapeva, chi non ha voluto vedere e perché non si è intervenuti prima. La Bassa reggiana non può diventare una zona franca dove interrare scorie e poi scaricare le responsabilità sulle ‘caratteristiche geochimiche dei terreni’. Servono trasparenza totale, dati chiari e impegni precisi sulle bonifiche e sui controlli futuri”.
È stata già depositata in Regione Emilia-Romagna, invece, un’interrogazione – firmata dal capogruppo regionale leghista Tommaso Fiazza – che chiede di far luce sul ruolo dell’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia (Arpae), alla luce delle ipotesi di reato formulate dalla Procura di Reggio. A cinque funzionari dell’Arpae viene contestato infatti il reato di falso ideologico in atti pubblici: secondo l’accusa, avrebbero attestato il falso in rapporti conclusivi di controllo nel tentativo di attribuire il superamento dei valori limite di alcune sostanze nocive a presunte “caratteristiche geochimiche” dei terreni in questione, anziché alle condotte illecite di smaltimento delle scorie.
“Questa vicenda è sconvolgente per numeri, durata e gravità”, ha sottolineato Fiazza: “La Regione deve dire chiaramente come sia stato possibile, quali verifiche interne siano state fatte e quali misure concrete verranno adottate per restituire credibilità, imparzialità ed efficacia all’Agenzia cui la Regione ha affidato il compito di controllare l’ambiente”. Su un tema come l’inquinamento ambientale “non esistono zone grigie”, per la Lega: “È il momento di un’operazione verità: i cittadini hanno diritto di sapere cosa è successo, chi ha sbagliato e come si intende rimediare”.
Arpae, dal canto suo, ha manifestato “come sempre la piena disponibilità a collaborare con l’autorità giudiziaria, sul cui operato ripone la massima fiducia”, auspicando che l’iter giudiziario “possa accertare il corretto operato del proprio personale, che ha ricondotto i superamenti dei valori di metalli riscontrati a valori di fondo naturale, come riportato nei documenti tecnici redatti in proposito. Si tratta quindi di aspetti tecnici su cui peraltro le strutture dell’Agenzia hanno già da tempo disposto di proseguire i monitoraggi dell’area, in un’ottica di prevenzione ambientale”.







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