A Palazzo da Mosto alla scoperta di come è nata la Reggio che conosciamo oggi

prospetto Tirelli – La costruzione della città moderna | Palazzo da Mosto – FPM

Come è nata la Reggio che conosciamo oggi? Parte da questa domanda “La costruzione della città moderna: gli archivi degli architetti del ‘900 a Reggio Emilia”, la nuova mostra promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con il Comune di Reggio e la Biblioteca Panizzi, allestita a Palazzo da Mosto fino all’8 febbraio 2026: un’esposizione tutta dedicata ai grandi architetti che, nel secolo scorso, hanno contribuito a plasmare concettualmente e stilisticamente la città che vediamo oggi.

Il progetto espositivo, curato da Giordano Gasparini e Andrea Zamboni, ripercorre l’evoluzione urbana della città, offrendo uno sguardo approfondito sugli archivi lasciati dai principali protagonisti dell’architettura e dell’urbanistica reggiana del Novecento.

Ecco allora – direttamente dalle collezioni della Biblioteca Panizzi – i disegni originali di Guido Tirelli, Pietro Cavicchioni, Prospero Sorgato, Carlo Lucci, Osvaldo Piacentini, della Cooperativa Architetti e Ingegneri e di Antonio Pastorini. Sono inoltre esposti i materiali provenienti dagli archivi privati resi disponibili dagli eredi di Eugenio Salvarani ed Enea Manfredini.

Non solo progetti e disegni tecnici, ma anche appunti, corrispondenze, fotografie, che si rivelano essenziali per comprendere a fondo il processo creativo, il contesto progettuale e le reti di relazioni tra gli architetti dell’epoca. Documenti che consentono di andare oltre l’opera finita, restituendo la figura dell’architetto nella sua interezza: progettista, insegnante, intellettuale, talvolta anche figura pubblica e politica.


Tra i tanti progetti ricostruiti attraverso i materiali d’archivio spiccano senza dubbio la risistemazione dell’hotel Posta e del teatro Ariosto (Tirelli), il Mercato Coperto e il Cimitero monumentale (Sorgato), Villa Ferretti (Cavicchioni), il Cinema Ambra e l’intervento Della Robbia (Lucci), il seminario, i quartieri Ina Casa di via Wybicki e di via Bismantova (Manfredini), la Coop1 e il cosiddetto Grattacielo (Cooperativa Architetti e Ingegneri), l’ex sede di Max Mara di via Fratelli Cervi – oggi sede della Collezione Maramotti – e Palazzo Caminati (Pastorini e Salvarani).

La prima sala presenta una linea del tempo che ripercorre l’architettura reggiana inserendola nei contesti più ampi della ricerca e dello sviluppo della storia dell’architettura in Italia: attraverso un tavolo interattivo, il visitatore può geolocalizzare ogni intervento e consultare numerose schede di approfondimento. Nelle successive stanze di Palazzo da Mosto, invece, si dipana un percorso cronologico che spazia dal primo decennio del Novecento fino agli anni Settanta del secolo scorso.


Lungo il percorso di mostra, inoltre, sono presenti le opere di due artisti reggiani di caratura nazionale. La scultura di Graziano Pompili, che domina il cortile del palazzo, è parte della serie “Poeticamente abita l’uomo”, un ciclo avviato nei primi anni Novanta in cui l’autore affronta il tema dell’abitare attraverso varie declinazioni della casa, intesa come forma archetipa, porto sicuro e tensione all’assoluto.

Nella prima sala di mostra, invece, si può ammirare “Greetings from”, tela a olio su laser di Angelo Davoli, gentilmente concessa in prestito dall’Archivio Angelo Davoli. L’opera offre una riflessione sui luoghi comuni, sia fisici che mentali, e attraverso una mimesi tra reale e immaginario propone una nuova idea di città in cui le coordinate spazio-temporali si dissolvono, restituendola sotto forma di obsoleta cartolina.

La mostra “La costruzione della città moderna: gli archivi degli architetti del ‘900 a Reggio Emilia” è accompagnata da un catalogo pubblicato da Edizioni thedotcompany, con la prefazione del sindaco di Reggio Marco Massari e i testi, tra gli altri, di Margherita Guccione, Andrea Zamboni, Giordano Gasparini, Laura Gasparini e Alessandro Gazzotti, oltre agli approfondimenti dedicati ai singoli archivi e a un ricco apparato iconografico.

La Fondazione Palazzo Magnani, inoltre, ha affiancato all’esposizione una serie di incontri pubblici, visite guidate, workshop e laboratori per le famiglie e per le scuole.

La mostra, ha spiegato il presidente della Fondazione Palazzo Magnani Maurizio Corradini, “rappresenta una splendida opportunità per conoscere il pensiero che ha guidato i grandi cambiamenti urbanistici di Reggio, come un lungo viaggio, iniziato nella prima metà del Novecento, che non è ancora terminato: la nostra città tuttora sta cambiando, tuttora è in movimento, come poche altre nel panorama nazionale”.

“La conoscenza e l’analisi di questo importante nucleo di archivi di architettura”, hanno aggiunto i curatori Giordano Gasparini e Andrea Zamboni, “coinvolge autori che hanno operato nelle diverse fasi del Novecento e ci permette di leggere con continuità, senza interruzioni e con poche lacune, l’evolversi dei progetti relativi a Reggio e alla nascita della città contemporanea. Dal tardo liberty di Guido Tirelli, al passaggio dall’eclettismo al razionalismo di epoca fascista di Prospero Sorgato e Pietro Cavicchioni, al razionalismo maturo e monumentale di Enea Manfredini, fino alle esperienze del dopoguerra di Carlo Lucci, della Cooperativa Architetti e Ingegneri e dei suoi protagonisti, quali Osvaldo Piacentini, Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani, portando con sé pure i sentiti dibattiti e confronti che hanno accompagnato la storia dell’architettura internazionale nel Novecento”.



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