Squadracce propal e intimidazioni ai giornalisti

assalto sede La Stampa Torino – LS

La violenza è tornata a bussare alla porta dell’informazione. A Torino una squadraccia legata all’area filopalestinese ha assaltato la sede della Stampa, lasciando danni, intimidazioni e un messaggio chiarissimo: zitti, o vi zittiamo noi.

Scene che ricordano altre epoche, altri metodi, altri manipoli convinti che il manganello fosse un argomento politico. Il punto è che qui non c’è il rigurgito isolato di qualche esaltato. C’è un clima. Un clima che da mesi tollera, giustifica, minimizza. Un pezzo della sinistra italiana continua a trattare questi episodi come “eccedenze”, come stonature marginali in un movimento che sarebbe “per la pace”. Ma la pace non si costruisce a colpi di spranghe né assaltando redazioni. E l’ambiguità è benzina per chi vive di prepotenza.

Poi arriva la dichiarazione di Francesca Albanese. Condanna, sì. Ma con il monito ai giornalisti, come se l’agguato fosse un avvertimento utile, quasi inevitabile. È lì che si capisce fin dove si è scesi: chi dovrebbe difendere i diritti – tutti i diritti, anche quello basilare di scrivere senza paura – finisce per spiegare che, in fondo, se ti colpiscono è perché non scrivi come dovresti. In un Paese serio basterebbe questo per mettere un argine. Invece a Reggio Albanese riceve il Primo Tricolore. Un premio. Un titolo di merito. In un momento in cui chi lavora nelle redazioni deve guardarsi alle spalle, la città che ha partorito il simbolo dell’unità nazionale applaude chi parla di “moniti” ai giornalisti.

La vergogna non è un sentimento politico, non è né di destra né di sinistra. È semplicemente proporzione morale. E qui la misura è colma. Dovrebbe provarla il sindaco Massari, dovrebbero provarla tutti quelli che ancora si ostinano a coprire la deriva violenta di gruppi che si dicono pacifisti mentre picchiano, devastano, intimidiscono.

L’emergenza c’è, ed è sotto gli occhi di tutti: la violenza coccolata, relativizzata, lasciata proliferare in nome di una causa che si dice giusta e che invece diventa alibi. L’Italia ha già visto cosa accade quando si lascia che il sopruso valga più della legge, e la minaccia più della parola. Non servono commemorazioni del passato: basta aprire gli occhi sul presente.




C'è 1 Commento

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  1. paolo

    La violenza è sempre intollerabile ad ogni livello, ma che l’informazione nel nostro paese riguardo alla politica estera sia appiattita su posizioni guerrafondaie indecenti è un dato di fatto. Ieri in occasione dello sciopero nazionale, con l’assenza dei servizi informativi sui media si è celebrato quasi un 25 aprile.


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