Mille morti al giorno e il caos regna sovrano

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Mille morti al giorno possono bastare per ricondurre le discussioni pubbliche entro una cornice di ragionevole umanità? No, non bastano. I social media, divenuti in pianta stabile lo specchio della pancia del paese, rilanciano altri argomenti di conversazione attorno al tema Covid: e che follia blindare gli spostamenti Comune per Comune, e che senso ha far volare gli aerei, e che palle non poter andare a sciare che tanto in discesa mica ti assembri – come se non esistessero i rifugi in montagna, luoghi notoriamente asettici.

Ci si preoccupa dei dettagli in forma di puro egoismo. A qualsiasi soggetto raziocinante il divieto natalizio del transito tra un Comune e l’altro sembra una sciocchezza sesquipedale, stante che milioni di italiani per trovare la nonna o i genitori che vivono a qualche chilometro di distanza (e spesso in Comuni differenti) rischieranno la multa, ma il premier Conte ha specificato che non si faranno le barricate e i divieti saranno aggirabili per motivi di lavoro o di salute o di altra urgenza.

Non per difendere un premier per altri versi indifendibile, e ci arrivo presto, ma per sottolineare la modesta attenzione degli italiani verso le vittime del virus. Siamo assuefatti ai numeri: quali che siano non impressionano più. In tutto contiamo una strage con 60mila morti, che saranno superati tra un paio di giorni senza sapere a quale somma finale si arriverà, ma a questo punto mille, diecimila, centomila non fa più differenza. Li stiamo dando per scontati, quei morti, anche perché perlopiù anziani. Ma abbiamo visto che il Covid aggredisce anche persone più giovani, e non fa sconti. Anche di ignavia si può morire.

Ciò che ho invece trovato inquietante nella conferenza stampa di Conte sul nuovo dpcm è stato il riferimento a un possibile ricorso al Tso, trattamento sanitario obbligatorio, qualora le condizioni della pandemia non consentissero altre soluzioni che la vaccinazione forzata.

Dire che si vuole evitare a tutti i costi di assumere una misura tanto pesante dello Stato sul cittadino significa porla tra le possibili opportunità. E questo appare oggi non solo prematuro ma anche politicamente pericoloso. L’evocazione di un Tso per milioni di italiani i quali, lo dimostrano i sondaggi, in maggioranza non trepidano per l’assunzione di un vaccino, è un messaggio sbagliato perché mostra un volto sconcertante del governo, potenzialmente autoritario e persino violento sulla condizione fisica dei governati. Altre trovate del tipo tesserini autorizzativi per chi è vaccinato ed esclusione dagli eventi in presenza per chi invece non lo sia appartengono a una sfera molto delicata attinente alle libertà individuali e collettive. Argomento tabù, almeno sinora, da affrontare con estrema prudenza.

Non va meglio poi sul piano della politica propriamente detta, dove gli attori attraversano risse e lacerazioni quotidiane creando un caos inconcepibile in un paese provato dall’emergenza e timoroso del futuro. Il bello, si fa per dire, è che tempeste e divisioni riguardano tutte le forze in campo, maggioranza e opposizione.

Avremmo potuto affrontare la pandemia in un contesto di unità di intenti e reciproca collaborazione. Sarebbe stato utile superare le divisioni in Parlamento e mostrare agli italiani il proprio volto migliore, assumendo anzitutto per se stessi una sana logica di condivisione di responsabilità.

Le pregiudiziali e i tatticismi hanno invece prevalso, col risultato che ora un centrodestra vincente nei sondaggi è indotto a manifestare il proprio volto peggiore e l’alleanza giallorossa che sostiene il governo a fare buon viso a cattivo gioco dinanzi a un premier che sta già pensando a guidare un proprio partito. I vizi della politica non finiscono mai. Anche nel pieno di un’epocale pandemia.




C'è 1 Commento

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  1. paolo

    Si governa per decreti, si dibatte su social e talk show , si continua oramai da mesi a fare apologia dell’ignoranza e della manifesta incapacità tecnica e scientifica.
    A precisa domanda un nome altisonante della farmaceutica ha risposto che per sapere se il vaccino avrà copertura almeno semestrale sarà necessario attendere sei mesi dal momento in cui ci si vaccina.
    Commentare è superfluo, ma sganasciarsi dalle risate doveroso.


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