Magari sono più bravi

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Ho letto un’intervista di Repubblica a Graziano Delrio, persona che stimo, e mi è sembrato di provare a decrittare codici antichi. Ero sotto choc, non capivo.
Interrogato sul futuro del Partito democratico dopo la débâcle elettorale dello scorso 25 settembre, l’ex ministro si è barcamenato in addizioni e sottrazioni in un perimetro di soggetti politici più o meno in movimento quasi che essi esistesseri ancora e non fossero, tutti senza eccezioni, defunti e sostituiti in un evo completamente alieno a quello sinora conosciuto.
Quando la legislatura entrante sarà terminata avremo già alle spalle il primo quarto del ventunesimo secolo. Delrio e compagnia, mi riferisco alla nostra generazione, accompagneranno il cane ai giardinetti. Ora mi chiedo: chi abbia più di sessant’anni, come l’amico Graziano, nato nel 1960, crede davvero di poter esprimere oggi qualcosa di veramente utile alla politica e al partito di cui ha fatto parte? Non crede di avere già dato?
Io vedo un’Italia sfasciata da mille ragioni, dubito fortemente sulla sua capacità di ripresa dapprima etica, culturale ed economica, ma di una cosa sono certo: questa classe dirigente, quella a cui appartengo, e più ancora coloro i quali ne sono stati figli ed eredi, deve scomparire completamente e dedicarsi a tutt’altro.
Mi sforzo, da boomer, di comprendere la Generazione Z. L’attività politica proposta oggi da quegli ectoplasmi che ci ostiniamo a chiamare partiti è quanto di più squallido si possa proporre a generazioni che hanno ben altro a cui pensare.
Noi abbiamo diseducato i nostri figli. Li abbiamo indotti a parteggiare, infondendo spesso loro le nostre dolorose frustrazioni; abbiamo proiettato su di essi ciò che avremmo voluto riuscire a essere noi, accorgendoci all’improvviso che no, non era così, non avremmo avuto niente da lasciargli e anzi li avremmo dovuti mantenere.
Ho letto di nuovo Delrio definire “Partito” e “Democratico” locuzioni fortissime e molto attraenti. Spero lo abbia detto per salvare dalla scissione che si avvicina, il cui primo effetto sarebbe il ridimensionamento dei cattolici democratici.
Ma anche qui, con tutto il bene che voglio a Castagnetti e compagni: amici, siamo davvero in un altro secolo, l’umanità sopravvivrà persino a una guerra nucleare. Le nostre carriere le abbiamo fatte, un altro mondo ci ignora vive e corre.
Cerchiamo di guardare dentro noi stessi e smettiamola di pretendere di insegnare la vita agli altri. Magari sono anche più bravi. Il Pd è morto non per ragioni di marketing, ma perché non serve più a nessuno, a parte qualche guarentigia. Presto non serviranno neppure gli altri partiti. Entro dieci anni si voterà con un clic e non avremo più così bisogno di farci rappresentare da qualcuno. Forse la cosa migliore da fare è lasciare un buon ricordo di noi.



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  1. GIULIANO

    DAL RICONOSCIMENTO DI UN BENE, UN’UNITÀ DI GIUDIZIO: SERVE UN’EDUCAZIONE DEL POPOLO. Un articolo del presidente della Fraternità di CL dopo il risultato delle elezioni politiche del 25 settembre
    https://it.clonline.org/news/attualit%C3%A0/2022/10/03/dal-riconoscimento-di-un-bene-un-unit%C3%A0-di-giudizio-s-erve-un-educazione-del-popolo

    …Come dice lo starets dell’Anticristo di Soloviev, «quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui» (cfr. V. Soloviev, I tre dialoghi e Il racconto dell’Anticristo, Marietti, Genova-Milano 1975, p. 190)…


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