Libreria del Teatro, testimone extraterrestre

foto Laura Sassi Nicola Fangareggi Pierluigi Tedeschi Elisa Pellacani Libreria del Teatro 60+1

Nicola Fangareggi, Pierluigi Tedeschi, Elisa Pellacani (foto Laura Sassi)

Al recente rapporto del Pentagono sui 143 avvistamenti non identificati andrebbe aggiunto un 144° che si è manifestato in una piccola città di provincia italiana oltre sessant’anni fa. Solo le cronache marziane hanno registrato il brindisi letterario che ha festeggiato il compleanno della Libreria della Teatro, 60+1, il 3 luglio scorso.

Così, davanti alle vetrine della libreria storica di Nasi, scomparso nel 2016, in quel tardo pomeriggio di luglio una cinquantina di persone, messe a semicerchio, hanno ascoltato Nicola Fangareggi, il chitarrista Riccardo Aldini, il poeta Raspini, lo scrittore Caliceti, Tedeschi, autore di un “Salto da Nino”, Elisa Pellacani della casa editrice Consulta libriprogetti e la figlia di Nino, Patrizia.


Nicola Fangareggi e Patrizia Nasi (foto Laura Sassi)

L’intreccio di arte e memoria della soirée ha restituito, ma solo in parte, ciò che ha rappresentato o, meglio, avrebbe potuto rappresentare per Reggio Emilia (“piccola città, bastardo posto”) la porta spazio/temporale della Libreria. Culture di mondi lontani e diversi sono rimaste sulla soglia, al massimo un passo fuori, sul marciapiede di via Crispi. Allora, per sciogliere alcuni nodi, rivolgiamo un paio di domande al nostro direttore Fangareggi, che non solo ha “bazzicato” l’ambiente della Libreria, ma ha pure frequentato il mondo politico e istituzionale reggiano.

Quel mondo letterario, di cultura alternativa e forse un po’ marziana per la Reggio degli anni ’60 e ’70 e non solo, non ha trovato ancora la sua giusta collocazione, in una città, e non lo dico con sussiego, più dedita alle cose pratiche che ai voli pindarici di poeti e scrittori un po’ strani.

Sì, condivido – risponde Fangareggi – Aldilà di un benessere economico diffuso e della piena occupazione, Reggio è rimasta provinciale, rinchiusa su sé stessa, dominata dalle due chiese cattolica e postcomunista. La libreria di Nasi fu essenzialmente un luogo elitario. Ci andavano i giovani intellettuali quando ancora la figura dell’intellettuale possedeva una rispettabilità sociale. Ma cattolici e comunisti hanno sempre guardato Nasi (e noi) con un certo sospetto“.

Intanto Aldini, con la sua Gibson, attacca “Blowin’ in the wind”, incalzato dalla ruggente poesia di Raspini “Il Libraio Illuminato”: «Questa città / Nino non voleva / troppo silente / troppo arrogante / nel postribolo / del potere / nugolo di tenutari gabbevoli / cigno che altro non beve / sennò le angherie dei ferini / fin dall’era medievale / fino a chiudere le porte celesti».


Stefano Raspini (foto Laura Sassi)

Appunto Nino Nasi, un alieno culturale. Nicola, se dovessi fare un bilancio di questa astronave che è la Libreria del Teatro, proveniente dalla quarta dimensione e atterrata a Reggio oltre 60 anni fa: guardandoti in giro, oggi, come sta secondo te la cultura reggiana?

Non esiste una cultura reggiana. È molto provinciale anche solo immaginarlo. Esiste una miriade di iniziative, di operatori, di artisti che cercano legittimamente di emergere, ma se non emigrano e si accontentano degli agi famigliari finiscono per elemosinare un incarico alle pubbliche amministrazioni. L’ultimo grande fu Tondelli, che pure era di Correggio e non amava Reggio. A parte la Libreria del Teatro“.

Considerazioni riflesse dalla vetrina satura di libri, mentre Aldini continua la sua colonna sonora fatta di echi della Beat Generation e Giuseppe Caliceti interviene cantando a cappella “Ballata delle donne” di Edoardo Sanguineti.


Giuseppe Caliceti (foto Laura Sassi)

C’è tempo anche per Patrizia che ricorda, con una punta di amarezza, il triangolo familiare padre-libreria-figlia. E per Alberto Ferraboschi, della Biblioteca Panizzi, che anticipa collaborazioni post-estive con la Libreria.

Poi il brindisi con diversi personaggi della – non riesco a trovare altra parola – cultura reggiana (potremmo dire, con licenza poetica, “underground”?). Mancavano i rappresentati politico/culturali reggiani, a parte Marco Eboli. La politica reggiana, pragmatica, si è impegnata a salvare, e non è poco, la Libreria, vincolandola all’interesse storico del Ministero per i beni culturali. Ma per il resto siamo ancora a cercare qualcosa di originale.


Riccardo Aldini (foto di Glauco Bertani)




Ci sono 4 commenti

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  1. Simona Sentieri

    Bravi. La cultura è una colonna della società e vi ringrazio di tenerla sempre restaurata ed efficiente per evitare il crollo di questa nostra bella casa.

    • DilvaAttolini

      Visto Elisa…perché avrei voluto esserci…anche se sono un extraterrestre di borgata…


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