Belli e spensierati, quei giorni

piazza Prampolini Reggio vuota

Penso a quando tutto sarà finito, quando la realtà tornerà a essere quella di prima. Qui in Emilia riprenderemo a lavorare sodo e a uscire la sera, le città torneranno a essere animate e colme di chiacchiere, poco tempo libero e speso bene: la cultura, lo sport, le passeggiate in collina, i viaggi e i ritorni dai viaggi al ritmo dei social media i quali, a quindici anni dall’avvento, sono diventati l’unico mezzo di condivisione in questi giorni di clausura forzata.

Penso che saranno belli e spensierati i giorni in cui ci ricorderemo del virus assaporando di nuovo il gusto dello scambio. Ci racconteremo di come abbiamo trascorso quel periodo angosciante, la fatica e la paura insieme, la riscoperta di una dimensione familiare e casalinga che si credeva perduta e che la convivenza forzata ci ha aiutato a osservare con occhi e cuore nuovi.

Eppure, osservando alla finestra gli aironi bianchi che si spostano nella campagna in branco, ignorando la peste che si è dapprima incuneata e dappoi esplosa nelle nostre strade e sulle nostre case, comprendo di quale tono d’illusione si rappresenti il mio pensiero.
Tutto passa, insegnano i saggi attraverso i secoli, ma la mente umana non è facilmente disposta ad accettarne le conseguenze.

Così mi immagino questa arena con centomila persone cantare per i fratelli sopravvissuti, i sanitari e volontari festeggiare insieme la sconfitta della peste con la musica e l’orgoglio di avercela fatta anche questa volta, in un presente di conquista che affonda le radici lontane almeno settant’anni, in pace e concordia liberi dalla guerra.
E mi scopro fragile e incerto dinanzi alla consapevolezza che quelle immagini di gaudio appartengano solo a me stesso e ad alcuni della mia generazione.

Mi dico: forse non esisteranno più le feste e i concerti. Dovremo adattarci a una realtà cambiata. Il passato non tornerà. La mia generazione può guardarsi indietro per un passato magnifico eppure terminato senza appello. Oppure sì? Osservo gli aironi riprendere il volo. La primavera, intanto, tarda ad arrivare.




Ci sono 4 commenti

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  1. Gonzaga

    Certo che dobbiamo guardare in alto, guardare avanti , ce la faremo . Unico suggerimento pratico che mi sento di dare…… Spegnere la tv che ossessivamente ripete ogni giorno le stesse cose h24. Leggere un buon libro. Telefonare agli amici.


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