Attività del centro storico di Reggio, la ricerca: vuote il 25% delle vetrine

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E’ stato avviato dal Comune un nuovo Percorso di valorizzazione urbana, socio-economica e di marketing del centro storico di Reggio Emilia, con un piano di lavoro basato su quattro passaggi principali: un’indagine conoscitiva e interpretativa scientifica della realtà, la condivisione con i portatori d’interesse e la raccolta di loro proposte, la definizione di obiettivi e risposte amministrative, la restituzione alla città in un’iniziativa sul modello degli Stati Generali.

La finalità complessiva è rendere più spiccata e qualificata l’offerta commerciale e artigianale del centro storico, affinché continui ad essere e sia ancor più luogo della vita e delle relazioni, economiche e non solo, della città. Dove c’è commercio, ci sono relazioni e c’è vita. Questo è e dovrà continuare a essere, negli indirizzi di governo dell’Amministrazione comunale, il centro storico di Reggio Emilia: un soggetto, un luogo con una ‘personalità’, come e anche più di altri centri storici italiani.

La lente d’ingrandimento per le analisi e le occasioni per trarre conclusioni operative la offre la stessa Amministrazione comunale, che si avvale – in un percorso di studio e dibattito partecipato avviato quest’inverno e che si concluderà il prossimo autunno – della consulenza tecnico-scientifica e metodologica del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano (Polimi), Laboratorio Urb&Com – Urbanistica e Commercio, che nei mesi scorsi ha realizzato uno studio scientifico sul centro storico della città finalizzato al rilancio delle Attività economiche urbane.

HANNO DETTO – “In presenza di due fenomeni globali – quali le conseguenze della pandemia e la rilevante affermazione dell’e-commerce, che hanno determinato cambiamenti significativi negli stili di vita collettivi segnando la fine di un’epoca e la progressiva nascita di una nuova epoca – abbiamo voluto compiere, con l’intervento scientifico dl Politecnico di Milano, un’analisi approfondita, quale studio preliminare per mettere a sistema una strategia di medio e lungo termine. La fase storica che attraversiamo lo richiede e a questo serve dare una risposta collettiva, di tutta la città, con un cambiamento di paradigma e mentalità, che richiede la focalizzazione dei punti di forza e di debolezza e la costruzione di un Patto pubblico-privato condiviso fra l’Amministrazione e tutti gli attori in campo”, ha spiegato il sindaco Luca Vecchi, presentando il Percorso ai media.

“Tutto questo – ha aggiunto il sindaco – non sarà possibile, se non avremo un approccio diverso dalla consueta narrazione sul centro storico, non settoriale ma inclusivo di tutte le variabili in gioco: non ‘solo’ il commercio, non ‘solo’ le attività produttive, ma ad esempio anche i residenti, i lavoratori, i visitatori del centro. Una visione inclusiva, a cui dovrà conseguire una governace sulla stessa linea. Il Laboratorio di cittadinanza avviato per Via Roma, che vede una partecipazione rilevante e diversificata di portatori d’interesse, è un esempio di come l’Amministrazione si stia già muovendo in questa direzione”.

Sottolineando il ruolo dell’Amministrazione, il sindaco ha ricordato inoltre gli investimenti rilevanti sulla qualità degli spazi pubblici: il rilancio della Galleria del Mercato coperto e le riqualificazioni di via Ariosto e piazza San Prospero, in fase di realizzazione o compimento; le precedenti riqualificazioni delle piazze Roversi e Gioberti e di via Guasco, oltre a quelle attuate in anni precedenti agli ultimi mandati: “L’intervento del pubblico – ha concluso – ha avuto in generale un effetto virtuoso sulla qualità urbana, sulla vivacità sociale ed economica di questi luoghi. Ora, in un momento che ritengo decisivo, serve uno sforzo ulteriore che consolidi e sviluppi ulteriormente la collaborazione fra pubblico e privato”.

“Abbiamo bisogno di uno sguardo nuovo, di una metodologia nuova e di una nuova cassetta degli attrezzi. E in questo l’occhio esterno, cioè il contributo di un soggetto terzo e qualificato come il Politecnico di Milano è molto importante – ha detto l’assessora a Valorizzazione del centro storico, Commercio e Attività produttive Mariafracesca Sidoli – Sul centro storico dobbiamo ampliare la governance e uscire dagli approcci abituali. Nel lavoro di questi mesi, anche con la collaborazione della Fondazione E35, abbiamo potuto fra l’altro comparare la realtà di Reggio Emilia con quelle di altre città europee di dimensioni analoghe ed è emerso che le criticità sono sostanzialmente le stesse in tema di centri storici, ma anche di crisi dei centri commerciali, segnati dall’e-commerce.

“Si pongono quindi nuove tematiche e sfide, che rendono superata la legge regionale risalente ormai a 26 anni fa, che definisce i centri storici come ‘centri commerciali naturali’: una visione decisamente inattuale, che il nostro Percorso vuole contribuire ad aggiornare, anche a beneficio di una riforma normativa – ha aggiunto l’assessora Sidoli – In questa nostra iniziativa non potevamo prescindere da una riflessione sul metodo, che implica l’allargamento dei soggetti coinvolti oltre i Tavoli sin qui utilizzati, implica cioè una nuova dimensione che include il commercio e le attività produttive ma non li valuta quali ambiti a se stanti. Un approccio pluridisciplinare per trattare un luogo complesso e dinamico come il centro storico, che tiene conto degli strumenti di pianificazione, fra questi il nuovo Pug, e non poteva prescindere dall’analisi puntuale dello stato di fatto e dai suggerimenti strategici che gli attori sociali e lo stesso Polimi potranno offrire”.

Sidoli ha poi illustrato i punti più importanti del Percorso che si concluderà nei prossimi mesi fra l’altro con la revisione degli strumenti di gestione amministrativa inerenti al centro storico.

Luca Tamini, professore di Urbanistica al Politecnico di Milano e responsabile scientifico delLaboratorio Urb&Com, ha presentato alcuni degli esiti più significativi della ricerca e ha commentato: “La nostra ricerca si occupa di Attività economiche urbane, concetto assai più esteso e variegato di quello di attività commerciale, di geografia dell’offerta e proposte di indirizzi strategici per il rilancio delle attività economiche.

“Va detto che Reggio Emilia, il suo centro storico – ha aggiunto il professor Tamini – si trova in una condizione migliore di altre città. Quando si supera il 25% di attività cessate, cioè le cosiddette vetrine vuote, diventa difficile invertire la rotta per il decisore pubblico, ma nei diversi distretti commerciali-produttivi che caratterizzano in maniera originale il centro storico di questa città la situazione è complessivamente senz’altro migliore. Parliamo di un centro storico molto dinamico, molto più di quelli di città scelte quali elementi comparativi nelle ricerche di ateneo, come Parma, Mantova, Bergamo, Brescia. A Reggio Emilia gli abbandoni ci sono, ma sono tra i più bassi in Italia.

“Sono stati complessivamente rilevati 1.550 spazi al piano terra per complessive 3.215 vetrine – ha aggiunto il professore – con una considerevole eterogeneità del sistema di offerta dell’Esagono e una rilevante vocazione per il commercio al dettaglio delle aree centrali caratterizzate dalla presenza di Aree pedonali, come le zone di via Crispi – piazza del Monte, piazza Prampolini, piazza San Prospero e via Farini, dei sistemi individuati lungo l’asse della Via Emilia e nella zona gravitante intorno a piazza Fontanesi. Non è un caso se il modello di Reggio Emilia è oggi considerato da altre città, come Genova, che stanno valutando l’estensione di Aree pedonali e Ztl.

“Sono ancora rilevanti a Reggio, rispetto ad altre realtà, le attività commerciali a conduzione famigliare e i sistemi commerciali, ne abbiamo individuati 28, che caratterizzano aree specifiche. Sono presenti anche nel centro di Reggio Emilia, come in altre città, catene commerciali e la media distribuzione che sta tornando nei centri storici.

“I sistemi di offerta che possiamo definire minori, gli ambiti ‘polverizzati’ e non addensati, e quelli immediatamente esterni alle Aree pedonali centrali – ha proseguito Tamini – presentano generalmente maggiori criticità per la presenza diffusa di spazi sfitti o per un mix di offerta scarsamente attrattivo anche a causa di processi in corso di sostituzione verso funzioni direzionali”.

In conclusione, fra le prime proposte di promozione delle Attività economiche urbane: nuove proposte di governance del centro storico in coerenza con la proposta di riforma della legge regionale 41 del 1997; il riconoscimento e la valorizzazione delle differenti vocazioni del centro storico; la diversificazione delle politiche di intervento per il potenziamento/consolidamento dell’attrattività o per il sostegno, la valorizzazione e la rigenerazione delle reti commerciali locali; la qualità dello spazio pubblico quale fattore connesso alla diversa attrattività dei sistemi di offerta del centro storico e condizionante della maggiore o minore criticità degli addensamenti di unità sfitte.

DA DOVE SI È PARTITI – Le azioni prioritarie in questa fase iniziale del percorso, propedeutiche alla definizione di indirizzi per il rilancio delle attività economiche urbane, hanno visto infatti la realizzazione di una prima mappatura degli spazi commerciali del centro storico e di una porzione della cintura est della città. Tale lavoro è stato fondamentale per una restituzione interpretativa del contesto di offerta e una lettura delle “mappe” con le peculiarità commerciali.

Questo studio, per il rilancio delle attività economiche urbane del centro storico di Reggio Emilia, è la base di partenza per approfondire la realtà del centro storico, portando già ora all’attenzione degli stakeholder e della Amministrazione la smentita di alcuni luoghi comuni ricorrenti nel dibattito locale.

E’ dimostrato ad esempio che nel centro storico di Reggio Emilia:

dove sono presenti Aree pedonali le attività commerciali si sono sviluppate e permangono (non il contrario);

il centro storico di Reggio Emilia ha una vocazione maggiormente orientata al commercio al dettaglio, questo implica originalità e pluralità dell’offerta;

la presenza di alcuni magneti commerciali, anche monomarca e di media distribuzione, funge comunque da attrattore, a beneficio di tutte la rete commerciale;

vi sono nel centro storico di Reggio Emilia piccoli distretti, con funzione prevalente, che suggeriscono l’impostazione, per il futuro, di politiche e progetti calibrati sulle diverse zone;

i negozi di “prodotti di altre culture” sono concentrati nei quartieri di Ospizio, Stazione (inseriti nell’area di indagine) e in zona via Roma, in coerenza con la dimensione demografica.

DOVE SIAMO – Il lavoro di rilevamento e analisi dei ricercatori del Polimi ha riguardato appunto il centro storico così come individuato dallo strumento urbanistico, oltre a un ambito esterno relativo alla cintura est limitrofo alla stazione ferrovia.

Sono stati complessivamente rilevati 1.550 spazi al piano terra per complessive 3.215 vetrine. I dati raccolti sono stati confrontati con lo strato informativo delle autorizzazioni del commercio al dettaglio.

Sono stati individuati 28 sistemi commerciali con vocazione specifica nel centro storico.

DOVE SI ARRIVA – I lavori sono in corso, partendo da una domanda chiave, che è connessa saldamente alle trasformazioni socio-economiche in atto:

quale futuro per commercio e attività produttive tradizionali nell’epoca dell’affermazione globale dell’e-commerce e a seguito dell’impatto con la pandemia che ha determinato un cambiamento degli stili di vita?

E’ noto, ad esempio, che bar e ristoranti sono frequentati, costituendo presidi importanti di socialità, ma si acquistano merci e servizi con modalità digitali in maniera significativa.

La domanda è d’obbligo dunque e l’Amministrazione comunale l’ha posta non solo a se stessa ma alla città, con l’obiettivo di giungere – nel quadro del Progetto di valorizzazione commerciale urbana e di marketing del centro storico, che ha ottenuto il cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna – a dare risposte che dovranno incidere concretamente sulla governance e sulla vita del centro storico, ad esempio attraverso:

l’aggiornamento dei Regolamenti comunali in materia di commercio

la mobilità

le diverse vocazioni degli spazi pubblici urbani

l’attrattività

la pianificazione e realizzazione di eventi di carattere sociale e promozionale.

Si tratta in definitiva di riposizionare e consolidare strategicamente il centro storico cittadino, con buoni attrezzi per l’oggi e il domani, in modo innovativo, sperimentale e inedito, non solo per Reggio Emilia.

Questo percorso progettuale infatti vuole altresì contribuire al dibattito sulla modifica in corso della legge regionale 41 del 1997, che definisce i centri storici “centri commerciali naturali”, figlia evidentemente di quell’epoca non certamente attuale, da cui discendono regolamentazioni, usi e abitudini non più adatti a far fronte alla contemporaneità delle dinamiche e delle necessità che le Amministrazioni e gli stakeholder affrontano oggi.

Servirà perciò cambiare sguardo, non considerare più l’ambito del commercio come ‘mono-disciplinare’, ma come elemento inserito in un contesto complesso, ampio, sociale, urbano, con variabili diverse.

METODO DI LAVORO E SOGGETTI COINVOLTI – Il metodo di lavoro sul centro storico segue questo percorso:

analisi di contesto. Prima di formulare ipotesi e concordare o stimolare politiche attive con portatori di interessi, si è ritenuto fondamentale e necessario rilevare la fotografia dello stato dell’arte del centro storico con riferimento agli insediamenti commerciali. Ci si è chiesti ad esempio quali principali tipologie, quali sono gli investimenti privati, le insegne, gli insediamenti prevalenti e le caratteristiche delle dismissioni delle vetrine. Punti di luce e di ombra che permettano una conoscenza competente degli elementi di forza e delle criticità;

ruolo del Politecnico di Milano come partner scientifico: il Dipartimento di Architettura e Studi urbani – Urb&Com è stato individuato come soggetto competente in questi temi avendo già collaborato con altre città

presentazione dell’analisi e coinvolgimento di stakeholder: l’analisi interpretativa dei rilevamenti nel centro storico è stata effettuata fra novembre e dicembre 2022 ed elaborata nei primi mesi di quest’anno. Sono stati programmati gli incontri con gli stakeholder che avvengono con la partecipazione dell’assessore a Commercio, Attività produttive e Valorizzazione del centro storico Mariafrancesca Sidoli; del professor Luca Tamini, docente di Urbanistica al Polimi e responsabile scientifico del Laboratorio Urb&Com; dalla dirigente del Servizio Attività Produttive del Comune di Reggio Emilia Lorena Belli.

Da marzo 2023 è iniziato il primo ciclo di incontri per la condivisione dell’analisi e la proposizione di contributi.

Ad oggi sono stati coinvolti:

Associazioni di categoria commerciali

Associazione dei proprietari immobiliari

Associazione Unindustria

Ordini professionali

Istituzioni culturali

Referenti della grande distribuzione (presenti in centro storico)

Università degli studi di Modena e Reggio Emilia

Seguiranno altri incontri ad esempio con le Organizzazioni sindacali e altre rappresentanze della società civile e politica.

Nell’ambito degli incontri, si sono condivisi la modalità di lavoro, gli obiettivi prefissati, l’importanza della condivisione con soggetti portatori di interesse, la proposta di concertare politiche attive mirate che andranno a formare una prima ‘cassetta degli attrezzi’ e nuove alleanze di governance.

Per questo motivo si è promossa la raccolta di contributi, suggestioni e proposte sulla base dell’analisi del Polimi e per il raggiungimento degli obiettivi condivisi.

Entro l’estate si svolgerà la restituzione del lavoro alla città in un incontro sul modello degli Stati generali.

 



C'è 1 Commento

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  1. Carlo

    E all’interno di questi scenari gli 11 mila e rotti residenti in centro storico che ruolo e che destino avranno?

    La parola residenti è comparsa marginalmente una sola volta tutto il resto è commercio, attività produttive, ecc.

    D’altro canto il dipartimento universitario coinvolto (Laboratorio di Urb&Com) non si occupa certo di persone residenti.

    Io per es. vorrei che si fotografasse il CS anche in relazione al n di unità residenziali vuote e alla perdita di abitanti avvenuta nell’ultimo decennio, questa non certo dovuta all’elevata mortalità della popolazione più anziana, ma alla quotidiana e ormai endemica difficoltà di vivere il CS a causa della totale mancanza di politiche a sostegno dei residenti e delle attività residenziali.

    Parlo di persone e nuclei famigliari che a causa delle suddette difficoltà, hanno preferito uscire dal centro per spostare la residenza in altri e più vivibili quartieri della città.


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