Il concerto della ‘P38’ fa indignare Reggio

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Sono tante le reazioni che si stanno susseguendo su quanto avvenuto qualche giorno fa al circolo Arci Tunnel di Reggio, che domenica primo maggio ha ospitato un contestato concerto dei P38, gruppo musicale trap che si è presentato sul palco con bandiere delle Brigate Rosse (e della Corea del Nord) e testi delle canzoni contenenti espliciti riferimenti all’assassinio di Aldo Moro.

Concerto spot brigatista al circolo Arci. Sindaco di Reggio: è una vergogna inaccettabile

“Con rammarico apprendiamo che a Reggio si possono fare eventi con bandiere che inneggiano al terrorismo degli anni più bui della nostra repubblica e a feroci e sanguinarie dittature, ma non si può scendere in piazza il 25 aprile con le bandiere dei paesi che ci hanno liberato dal nazifascismo, al costo di innumerevoli giovani vite, senza essere allontanati dalle forze dell’ordine, nel silenzio delle istituzioni”, ha commentato Italia Viva Reggio: “Ci auguriamo che almeno in questo caso chi di dovere prenda le necessarie misure o almeno si dissoci, così come si è dissociato l’Arci provinciale”.

Duro anche il commento di Marco Eboli, portavoce reggiano di Fratelli d’Italia, che ha attaccato il presidente del circolo Arci Marco Vicini: “Già esponente di spicco dei giovani della sinistra, rappresentante di istituto del liceo Aldo Moro, minimizza invece di indignarsi. Il sindaco Vecchi prenda posizione sull’oltraggio che si è consumato al circolo Tunnel, revochi ogni eventuale sponsorizzazione, tolga immediatamente il circolo Tunnel dalla pagina Welcome Reggio Emilia”.

Così invece Daniele Marchi, assessore a bilancio e welfare del Comune di Reggio: “Ho conosciuto e ascoltato due brigatisti. Uno per motivi di studio, uno per motivi di lavoro. Tutti e due reggiani. Un “capo storico” e un membro del “gruppo di fuoco” di via Fani. Due uomini che rileggono la loro adesione al terrorismo in modo diverso. Due persone che fanno ancora oggi i conti con l’aver tolto la vita ad altre persone. Hanno fallito sia umanamente che politicamente. Hanno offeso a morte il Paese sia umanamente che politicamente. Rifarsi ai loro simboli, per qualunque motivo, riapre quelle ferite e offende, di nuovo, le vittime, le loro famiglie e anche questa città. Farlo rivolgendosi a dei giovani è un’aggravante. Le scuse sarebbero il minimo. E forse è anche tempo di colmare un vuoto di conoscenza e coscienza storica e civile per prevenire altre sciempiaggini”.

Il presidente del circolo Arci Tunnel Marco Vicini, nella serata di martedì 3 maggio, aveva affidato a un post su Facebook la sua autodifesa: “L’Italia manda armi ai nazisti del battaglione Azov e di Pravy Sektor, responsabili della morte di 42 persone nella strage alla Casa dei sindacati di Odessa del 2 maggio 2014 e dell’aggressione al Donbass che ha provocato 14.000 vittime. Le loro bandiere vengono esibite nei più vari contesti, dalle conferenze ai programmi tv fino alle manifestazioni “per la pace” e addirittura ai cortei che il 25 aprile ricordano la lotta partigiana e la Liberazione. Sul serio qualcuno pensa di venire a cagare il c*zzo a me per la scenografia di un concerto? Poi se si vuole parlare di storia e fare un bilancio di una stagione politica ormai lontana volentieri, c’è tanto da dire”.

Sulla vicenda si è espresso anche il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano: “È inaccettabile l’esaltazione delle gesta delle Brigate Rosse, che tanto dolore e morte hanno causato nel nostro Paese. Non è accettabile per le vittime e per i loro familiari, non è accettabile per la storia del nostro Paese. A maggior ragione a pochi giorni dall’anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, crivellato di colpi dalla mitraglietta delle Br. I ragazzi di questa band che inneggia alle Br riflettano su quello che stanno facendo, provino a capire cosa hanno rappresentato le Br. Non c’è spazio per l’elogio di assassini”.

Dice il coordinatore provinciale di +Europa Gian Pietro Campani: “Al “Tunnel”, circolo Arci di Reggio Emilia, il gruppo P38 Gang propone un concerto che evoca un periodo terribile della nostra storia recente, quegli Anni di Piombo che erroneamente pensavamo di avere consegnato alla storia.

Evocare in uno spettacolo, gli Anni di Piombo e le Br (con la loro lotta politica armata) non può passare inosservato o essere considerato solo una libera espressione culturale.

Ai posteri l’ardua sentenza: al nome di Napoleone Buonaparte, combattente legato alla Rivoluzione Francese, poi imperatore guerrafondaio la mia memoria corre subito alla evocazione meravigliosa fatta dal Manzoni con la poesia Il 5 maggio. La Gang P38 non sarà mai il Manzoni delle Br comunisti combattenti, e questo con buona pace del circolo Arci “Tunnel” di Reggio Emilia.

Le Br entrarono in clandestinità e diedero vita alla lotta armata, confidando di essere apripista alla protesta rivoluzionaria della classe operaia che avevano molto corteggiata, ma questo per fortuna non avvenne (anzi avvenne l’esatto contrario), perchè i lavoratori italiani chiusero loro ogni porta.

Quella porta non può essere riaperta di certo oggi, con motivazioni pseudoculturali, nella tradizionale festa dei lavoratori del Primo Maggio. Le lezioni della storia dovrebbero essere alla portata di tutti, circoli culturali e ricreativi inclusi.

La risposta delle forze politiche e istituzionali reggiane dovrà essere quanto più possibile univoca e ferma per derubricare quanto accaduto come un deprecabile episodio”.



Ci sono 3 commenti

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  1. Mario Negri

    ricordo, giusto per ricordare quanto l’utilizzo di due pesi e due misure sia prassi tutt’altro che superata: alcuni anni orsono, quando a Como tre fascistotti da cortile osarono entrare in un centro di accoglienza e leggere un proprio comunicato (tempo totale circa un minuto), peraltro scevro da toni violenti o apologetici nei confronti del ventennio, si organizzarono manifestazioni di protesta a livello nazionale, con relative parate televisive di tutti i principali esponenti dell’indignata e democratica platea antifascista. La stessa platea che oggi i tace o balbetta tiepidi monosillabi. I compagni che sbagliano evidentemente hanno figliato…

  2. paolo

    Ecco, Emanuele Fiano rappresenta degnamente l’ipocrisia , a mio parere pelosa e indecente, ma questa è una mia opinione strettamente personale, del mondo Italico in generale e del Partito Democratico in particolare, lo dico con amarezza perchè è l’unico vero partito rimasto nel nostro paese, gli altri sono movimenti di opinione poco affidabili per una Democrazia Parlamentare quale sarebbe la nostra e quale infatti non è.


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