Politics

Luca Vecchi ha deciso di ufficializzare la ricandidatura a sindaco di Reggio dopo l’estate. Dall’autunno in poi, la molta carne messa al fuoco dalla sua amministrazione gli consentirà una visibilità pubblica senz’altro sufficiente per coprire l’attenzione dei media.


 

Copertura dei media non significa giocoforza consenso elettorale. I risultati del Pd – anche a Reggio – alle elezioni politiche del 4 marzo scorso indicano la forte probabilità che il candidato del centrosinistra sia costretto per la prima volta a giocarsi il Comune al ballottaggio. Sistema elettorale che, spesso, premia l’alleanza tra forze distinte al primo turno ma unite al secondo (sarebbe il caso tipico di Lega più 5Stelle).
 
* * *
 
Il sindaco in carica si sente non del tutto tranquillo ma rinfrancato dai numerosi appoggi ricevuti soprattutto negli ultimi mesi da ambienti non direttamente riconducibili al mondo della sinistra: gli industriali (Fabio Storchi, neopresidente degli industriali) e la chiesa (Massimo Camisasca, vescovo, col quale ha stabilito un’intesa di massima per il futuro del seminario di viale Timavo). Anche il mondo del commercio – che alle ultime amministrative vide la presidente Donatella Prampolini capeggiare la lista di centrodestra – per quanto non certamente soddisfatto delle politiche dell’amministrazione, non sembra questa volta presentarsi particolarmente battagliero verso la giunta uscente.

  
Resta tutto da dimostrare che la non ostilità, quando non l’appoggio esplicito, delle rappresentanze intermedie di categoria riflettano la scelta degli elettori nel segreto delle urne. Su questo contano Lega e 5Stelle, che correranno autonomamente al primo turno (la Lega forse no, ma se ne discuterà più avanti) convinti di potercela fare al ballottaggio grazie a quel vento del cambiamento che li ha così massicciamente premiati su scala nazionale e, a macchia di leopardo, anche in numerose aree emiliane.
 
* * *
 
Per vincere, Vecchi pensa a una coalizione di forze misto civiche e politiche (tra le quali una specifica lista del sindaco) in grado di ammortizzare i costi di consenso già patiti dal Pd. Nel partito, dove pure si susseguono le riunioni a livello locale, all’insegna della preoccupazione ma anche della voglia di riscatto, non si vorrebbe pagare un prezzo troppo alto nella composizione del consiglio comunale. Ma questa volta la partita è più dura del solito: tenere Reggio Emilia (e anche Modena) proietterebbe il cuore dell’Emilia al centro della resistenza di una sinistra italiana ormai apparentemente in rotta. Perderle, significherebbe un’autentica Caporetto.

 
Sui fronti delle opposizioni, le manovre in vista delle amministrative sono ancora a livello iniziale. Il Movimento 5Stelle ha riunito i suoi in una serata aperta dove si sono visti diversi ex protagonisti della scena pubblica locale, tra i quali l’ormai quasi ottuagenario (ma in ottima forma) Carlo Baldi.

 
Baldi, già assessore socialista nei primi anni Novanta, fu protagonista di una lista civica che nel 2004 raggiunse un discreto successo (quasi l’8%), salvo poi dopo pochi mesi abbandonare la sala Tricolore per sopraggiunti impegni di lavoro. Cinque anni dopo, in alleanza con il centrodestra, affiancò l’ex sindaca del Pci Antonella Spaggiari in un’inedita coalizione civiche+Udc ottenendo sulla propria lista personale un misero 0,8% (la Spaggiari, sbagliando clamorosamente previsioni, si fermò al 2,7%).
 
* * *
 
Vicino ai grillini nascenti si ritrovò nel 2009 anche Mario Monducci, che fu per una breve stagione deputato repubblicano nei primi anni Ottanta, la cui lista civica nel 2004 aveva pure ottenuto un dignitoso 4,8%. Ma i 5Stelle, fin da allora, mostrarono di non essere alla ricerca di figure di garanzia e preferirono candidare sindaco il giovane semisconosciuto Matteo Olivieri, che pure si distinse nella consigliatura per vivacità e fantasia nello svolgimento dell’opposizione.
 
* * *
 
Molto tempo è trascorso da allora. Oggi i 5Stelle sono il primo partito italiano e governano il Paese, sia pure con l’ingombrante collaborazione della Lega. Esiste un potenziale gruppo dirigente in grado di vincere e amministrare eventualmente Reggio Emilia? Il gruppo consiliare è abbastanza folto per avere consentito ad alcuni di loro di fare esperienza. Il nome che al momento va per la maggiore è quello di Alessandra Guatteri (anche perché altri eventuali aspiranti alla candidatura a sindaco non si sono per ora manifestati). Interessante, in ambito 5Stelle, la posizione di Marco Montanari, il reggiano già funzionario del ministero degli Esteri il cui nome per la corsa alla conquista della Regione è stato avanzato dal bolognese Max Bugani, braccio destro di Davide Casaleggio.

 
Più nebulosa la situazione a destra. A parte Gianluca Vinci in Parlamento – il che, di suo, fa già una certa impressione – non si vedono candidati leghisti dotati di quel minimo di visibilità indispensabile per farsi conoscere dall’elettorato. Ignote le intenzioni della Lega anche riguardo l’eventuale alleanza al primo turno con Forza Italia e Fratelli d’Italia.

 
Scontata invece la presenza di numerose liste civiche, a iniziare da quella guidata da Cinzia Rubertelli (appoggiata dietro le quinte da Giacomo Giovannini, ex Lega, e da Dario Caselli, ex Dc ed ex presidente della Fondazione Manodori). In un’eventuale ballottaggio, pur di sconfiggere il centrosinistra, Rubertelli e compagni appoggerebbero senz’altro il candidato alternativo.
 
* * *
 
Sul quadro regionale va poi segnalata la crescita di Benedetta Fiorini, reggiana area Forza Italia, che ha vinto con clamore nell’ex zona rossa del Modenese comprendente Sassuolo e l’Appennino e che fa parte delle nuove leve berlusconiane dotate di un certo peso decisionale. Al tavolo delle designazioni nelle città emiliane, quando si tratterà di trattare con Salvini e compagnia, ci sarà anche lei.