La vittoria populista

4 marzo 2018 ore 23.40
 
Non si commentano gli exit poll perché possono avere senso solo per qualche ora e poi essere smentiti. Ma una certezza esiste già, e riguarda l’unico reale interesse fuori di Italia che sollevano le nostre elezioni politiche: non esiste alcuna maggioranza politica se non, con numeri risicati, una maggioranza di matrice populista, su base grillina e il sostegno della Lega, di chiaro stampo antieuropeo. 
 
Questo è il voto degli italiani e, come tale, va rispettato.
 
Almeno un italiano su due è ostile all’integrazione europea, al nostro ruolo nel Mediterraneo, è sostanzialmente arrabbiato con la mancanza di sovranità monetaria e se trovasse un’alternativa possibile – in parte l’ha già trovata – si ritirerebbe volentieri nella difesa di un passato che non potrà tornare, ma che in qualche modo potrebbe somigliarvi. 
 
Dove possa portare questa strada si tratterà di vederlo una volta trovata una maggioranza e creato un governo. Questo governo – ammesso e non concesso che possa nascere – obbligherà il Movimento 5 Stelle e la Lega a misurarsi con la difficoltà della gestione di un paese di 60milioni di abitanti molto disponibile alle promesse e altrettanto refrattario alle novità. 
 
La grave sconfitta del Pd e della sinistra estrema segna un punto zero nella storia delle forze sedicenti progressiste del paese. Non è detto che sia un male. I numeri dicono che è giunto il momento di analizzare gli errori commessi, ma non solo. Si tratta di ripensare a ciò che viene percepito nella storia come sinistra storica, ormai ridotta a mera funzione di testimonianza. Occorre un lavacro nella cultura, nei valori, negli orizzonti, nella capacità di pensare il futuro prima ancora di immaginare di governarlo. 
Si guardi il voto dei giovani: il Pd non li rappresenta più, ne ha perduto il linguaggio, non ne comprende i codici. Un bagno all’opposizione non potrà che giovare ad un’area politica che si è dimostrata incapace di comprendere il presente.