Cina, fabbrica del mondo

Negli ultimi 20 anni l’economia è radicalmente mutata. Ecco in quattro grafici i numeri che evidenziano il grande cambiamento. Osserviamo le cifre e decidiamo cosa fare: alcuni riflessioni per far comprendere la dimensione epocale dei cambiamenti economici in atto e il loro impatto sulla politica mondiale, ma anche e soprattutto su quanto sta accadendo in Europa o in Italia.

(chi lo preferisce legga subito i dati e poi ritorni alle riflessioni)

In meno di 20 anni dall’ingresso della Cina nella Wto (World trade organization) il paese asiatico è diventato la fabbrica del mondo:

  • Stati Uniti ed Europa hanno perso aziende, posti di lavoro, competenze;
  • negli Usa si è aperto un grande dibattito sugli effetti a lungo termine di tale cambiamento e in particolare sulla sostenibilità nel tempo della leadership economica, tecnologica e militare che la perdita delle attività manifatturiere comporta (la maggior parte dei dati qui riportati appartiene a un rapporto del Congresso degli Stati Uniti volto a informare i policy makers);
  • in Europa non si parla di questo, tutti i leader della UE e molti di quelli italiani continuano a dire che la globalizzazione è un fatto irreversibile (come se fosse un effetto della natura, come la pioggia o le maree);
  • l’Italia non ha più una sua politica estera economica, e la UE è ripiegata sugli interessi della Germania. Interi settori economici possono essere spazzati via in poco tempo da politiche di dumping di paesi asiatici molto aggressive senza che la UE intervenga (vedi ad esempio qualche anno fa il fotovoltaico);
  • la recente riforma fiscale Usa ha sostanzialmente l’obiettivo di riduzione della globalizzazione e di favorire il rientro delle produzioni in Usa, con conseguenti benefici occupazionali.

Le domande che si dovrebbe porre un qualsiasi partito o movimento politico italiano:

  • quali vantaggi competitivi derivano per gli italiani dall’appartenere alla UE?
  • il sistema dei cambi fissi interni (Euro) ha veramente favorito le nostre imprese nel mercato interno?
  • la UE a livello internazionale ha posto in atto azioni di protezione da politiche di dumping?
  • la UE ha favorito politiche di investimento per lo sviluppo tecnologico di ampio respiro?
  • appartenere a un’associazioni di Stati ha veramente fermato il nostro declino?

Invece di fare generiche affermazioni sul fatto che per operare nel mondo bisogna essere grandi e appartenere a una coalizione di Stati, sarebbe meglio individuare politiche reali per supportare i nostri sistemi economici. Non basta dire che bisogna essere dei giganti, altrimenti la piccolissima Svizzera come potrebbe essere leader in molti settori tecnologicamente avanzati?


Negli Usa dopo un acceso dibattito si sta operando concretamente: e da noi? In Italia e nella UE come pensiamo di rilanciare l’occupazione e la ricerca senza investimenti, con più tasse e senza politiche di reciprocità con altri paesi? 

La Cina ha scavalcato gli Stati Uniti: questo vuol dire che la Cina è ormai la fabbrica del mondo.

Figure 1. Leading Countries, Value Added in Manufacturing
Billion dollars, 2015

Source: United Nations National Accounts Main Aggregates Database, value added by economic activity, at current prices – U.S. dollars.

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Il 2010 è stato l’anno del grande sorpasso. Nel 2015 un quarto delle merci del mondo erano prodotte in Cina (Usa 18%, Germania e Giappone intorno al 6/7%).

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Dal 2008 al 2015 il balzo della produzione manifatturiera in Cina è stato spettacolare, +80%; l’Italia è in fondo alla classifica con un -12%.

Figure 3. Change in Value Added in Manufacturing, 2008-2015
Adjusted for inflation in each respective country



Source: United Nations National Accounts Main Aggregates Database, value added by economic activity at constant 2005 prices, national currency.

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Ovviamente tutto questo produrre ha un effetto sulle quote di CO2. Anche qui la Cina è di gran lunga il paese più inquinante del mondo.

PS: scaricatevi il documento originale del Congresso Usa (assolutamente bipartisan), un semplice studio sulla produzione manifatturiera del mondo, per capire e legiferare.