Beato Rivi, chiede perdono la figlia del partigiano che lo uccise

Sono trascorsi 73 anni, correvano i giorni della e del primo dopoguerra. Reggio Emilia fu in quegli anni al centro di numerosi casi di uccisioni che vennero compiute da partigiani di matrice comunista: alcuni furono atti di brigantaggio, altri veri e propri omicidi politici, altri ancora casi di vendetta consumati sul finire della guerra o ad armi già deposte. Macchie sulla resistenza il cui eco giunge sino ai giorni nostri.
 
Nel caso di Rolando Rivi, un seminarista di Castellarano, comune ceramico reggiano, ammazzato dopo essere stato costretto a scavarsi da solo la fossa, la figlia del partigiano che lo uccise, Meris Corghi, ha chiesto il perdono della famiglia del religioso scomparso e oggi beato.
 
Ha detto tra le altre cose Meris Corghi: "Non ho quasi idea di come sia successo. Ma sono stata come guidata: sì, sono stata guidata, forse dalla presenza di mio padre nel cercare la risoluzione per poter ritrovare la pace, forse dalla luce divina che ognuno di noi porta nel cuore, forse dallo stesso beato Rolando, che desidera più di ogni altro, in questo momento storico così decisivo per il mondo, l’unione e la pace. Vi chiedo con immensa umiltà di permettermi di pronunciare queste parole che mi sono state dettate dal cuore".
 
Il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, monsignor Massimo Camisasca ha invece detto in omelia: "Il perdono che oggi avviene è il segno che Dio è presente, che sta in mezzo a noi così come stava in mezzo ai suoi discepoli. Egli agisce per l’intercessione di Rolando. Assieme a lui, qui voglio ricordare gli undici preti della nostra Chiesa uccisi fra il ’44 e il ’46".